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«ADESSO LE IMPRESE HANNO BISOGNO DI MISURE CHE LE AIUTINO A RAFFORZARE IL PROPRIO CAPITALE»

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L'autorevole analisi dell'indagine congiunturale di Fabbrica Padova di Amedeo Pugliese, Professore di Economia Aziendale - Università degli Studi di Padova

di Amedeo Pugliese

(Professore di Economia Aziendale

Università degli Studi di Padova)

Qual è l’effetto della pandemia sulle attività produttive? I risultati dell’indagine di Confapi Padova offrono un supporto prezioso all’analisi e interpretazione di un fenomeno complesso poiché in fieri. Comprendere quanto sta accadendo è fondamentale non solo per chi è chiamato a disegnare interventi a supporto del tessuto industriale (tipicamente il governo centrale o enti locali a vari livelli) ma anche per gli stessi imprenditori e managers in prima linea nella revisione di scelte finanziarie, produttive, di commercializzazione e product mix.

Cosa è successo alle imprese in termini di produzione, fatturato e dinamica finanziaria? Qual è l’outlook e le previsioni nel breve e medio periodo? Quale il giudizio complessivo rispetto alla gestione dell’mergenza sanitaria e alle misure di supporto predisposte dal Governo attraverso i DL 18/2020, 23/2020 e 34/2020?.

L’indagine risponde a tali domande con dati forniti direttamente dagli imprenditori - anziché derivare da stime, aleatorie per definizione; il campione selezionato è di circa 100 imprese manifatturiere di piccola dimensione (il 74% ha meno di 25 dipendenti full time e un fatturato annuo inferiore a 5 milioni), solitamente escluse da analisi e previsioni.

Il lockdown ha avuto un impatto eterogeneo su diverse classi di aziende: solo il 12% delle attività ha subito un blocco totale della produzione - a partire dal 23 febbraio - mentre per la gran parte (58%) il blocco è stato parziale o addirittura assente (30%). Eterogeneo è pure il dato rispetto all’utilizzo dello smart-working che ha interessato solo il 42% delle imprese. Si tratta probabilmente di un’occasione persa per rivedere le relazioni e modalità di lavoro - specie con riferimento all’area amministrativa o commerciale delle aziende. Estensivo il ricorso agli ammortizzatori sociali, utilizzati dal 80% delle imprese.

Il dato più significativo è quello relativo all’andamento di ordini e fatturato. Il blocco delle attività produttive e le restrizioni alla mobilità degli individui hanno contratto la domanda, con effetti diretti sulla prima linea del conto economico. A tale riduzione dei ricavi non corrisponde una proporzionale compressione dei costi, con ripercussioni inevitabili su redditività e patrimonializzazione al termine del 2020. Questa dinamica rischia di avere effetti negativi su imprese già sottocapitalizzate o fortemente indebitate prima dello scoppio della pandemia, facendo emergere situazioni di insolvenza ‘indotta’ e conseguenti crisi o fallimenti.

Ordini e fatturato si sono ridotti in modo parallelo, con una dinamica temporale sorprendente: mentre il primo trimestre mostra segni di sostanziale tenuta (il 37% degli intervistati dichiara un calo di oltre il 25% rispetto al primo trimestre 2019), il secondo trimestre segna un risultato molto più preoccupante, con il 49% delle imprese che subiscono una riduzione di oltre il 25% del fatturato. Le proiezioni sul 2020 rivelano i timori degli imprenditori nonostante la riapertura delle attività, con l’88% degli intervistati che stima una perdita cospicua di fatturato.

Nel periodo di blocco le imprese non hanno licenziato i propri dipendenti - anche a causa delle restrizioni imposte dal governo - e non intendono farlo a breve (il 72%). Sorprendenti le risposte relative agli effetti su disponibilità finanziarie e di liquidità - su cui si è concentrata una parte cospicua degli interventi governativi: le gran parte delle imprese non ha subito ritardi significativi nell’incasso dei crediti, né ha dovuto ritardare i pagamenti ai fornitori (67%). Mentre il blocco forzato delle attività ha senza dubbio danneggiato le imprese, gli effetti non si sono manifestati nel brevissimo periodo e saranno visibili solo nei prossimi mesi.

Per quanto concerne l’outlook sul futuro, le risposte catturano l’incertezza dominante in questo periodo: il rischio sanitario ed epidemiologico non sembra destare preoccupazioni (appena il 10% degli intervistati lo ritiene importante), mentre il calo strutturale della domanda (37%) è un rischio concreto. Nonostante l’incertezza, il 70% delle imprese non ritiene di dover sospendere o ritardare gli investimenti avviati nel 2020. Questo aspetto è di grande importanza: i governi europei hanno risposto in maniere differente al propagarsi del virus con blocchi più o meno stringenti e misure di supporto economico differenziate. Alcuni comparti della manifattura europea potrebbero beneficiare dell’impossibilità per le imprese italiane di servire mercati (internazionali) ora presidiati da altri. L’aspetto legato alla competitività è cruciale e si lega a doppio filo agli interventi (futuri) che il Governo ha in cantiere. Non solo: è cruciale la capacità degli imprenditori di utilizzare in chiave forward looking e di investimenti in capacità produttiva il capitale a debito messo a disposizione attraverso il Fondo di Garanzia per le PMI.

La terza dimensione di analisi dell’indagine riguarda l’ambito politico - vale a dire il rapporto, l’aspettativa e la fiducia rispetto agli interventi messi in campo dal Governo centrale e (in ambito sanitario) dalla Regione Veneto: qui le risposte divergono in modo sostanziale. Alla soddisfazione espressa nei confronti della gestione sanitaria in Veneto, fa da contraltare un forte scetticismo per le misure sanitarie (solo il 28% sono soddisfatti) ed economiche (appena il 18% considera sufficiente gli interventi) implementate dal Governo.

Una parte ridotta del tessuto produttivo delle PMI padovane è stata colpita dal blocco totale delle attività (12%), mentre la gran parte delle imprese ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali (80%). Gli imprenditori segnalano tra i problemi più urgenti la burocrazia asfissiante, costo del lavoro e tasse (47%). Questi sembrano essere evergreen piuttosto che problemi contingenti. In una stagione di grande incertezza, uno sforzo di coesione è fondamentale; lo ha ribadito il Presidente della Repubblica in occasione della celebrazione del 2 giugno scorso. Le posizioni pregiudiziali o cristallizzate servono poco e possono anzi portare a misure inefficaci e rallentare una ripresa già asfittica prima della pandemia. Un dialogo fruttuoso con il governo non può prescindere da misure che aiutino - in modo selettivo - a rafforzare il capitale alle società, immaginando incentivi alla patrimonializzazione delle imprese, e alla ripresa degli investimenti.

 

Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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