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BOSCHETTI: "LA ZIP SI RILANCIA PUNTANDO DI PIU' SULLA RICERCA E MENO SULLA LOGISTICA"

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Dopo aver sentito il sindaco in pectore Ivo Rossi e il presidente di Interporto Sergio Giordani, con questa intervista ad Angelo Boschetti, presidente del Consorzio Zona Industriale di Padova (ZIP), prosegue il dibattito sulla riqualificazione della più vasta area industriale senza soluzione di continuità del Nord Est: “L’economia padovana deve basarsi su un sistema produttivo locale forte che possa essere di traino e di sostegno alle aziende di servizi e alla logistica. E in testa devono starci innovazione e formazione. Conviene sostituire le fabbriche con i centri commerciali? Se cala la produzione crolla tutto il sistema"

“Dobbiamo fare nostro un concetto elementare: non è pensabile che si possa crescere guardando ai servizi e non alla produzione perché altrimenti i servizi a chi si rivolgono? Non si crea benessere guardando passare beni che qualcun altro ha prodotto”. E ancora: “In Zip, possiamo riuscire a salvare la produzione solo se puntiamo decisi sulla ricerca e sull’innovazione”.

Angelo Boschetti, presidente del Consorzio Zona Industriale di Padova (ZIP), ha le idee chiare e in quest’intervista traccia le priorità su cui puntare per la riqualificazione della Zona industriale di Padova, che di fatto è la più vasta area industriale senza soluzione di continuità del Nord Est e uno dei più grandi poli industriali gestiti d’Europa.

Boschetti, facciamo un salto nel passato?

 “Certo. Quando nacque, nel 1956, il Consorzio ZIP, che ora ha come soci il Comune, la Provincia e la Camera di Commercio di Padova, aveva un obiettivo chiaro: realizzare un’area nella quale trovassero spazio le aziende locali (molte delle quali ancora in centro cittadino) che ampliandosi avrebbero creato occupazione. Oggi, la zona industriale conta oltre 1.700 aziende insediate (su 1.050 ettari), che occupano 1.200 lotti attrezzati. Sono 27.000 gli addetti operanti direttamente nel comprensorio. La ZIP è servita da un raccordo ferroviario con 7 km di binari, da 2 caselli autostradali e da un anello in fibra ottica di 42 km”.

Da tempo, sul futuro della zona industriale, passata da produttiva a terziaria e commerciale, il dibattito è accesso.

“Guardi che a parte qualche distorsione (anche grave), la stragrande maggioranza del terziario è fatta di servizi alle imprese e il commercio all’ingrosso riguarda le imprese di produzione a parte qualche voluta eccezione voluta dallo strumento urbanistico come le concessionarie di auto. Se si tolgono le imprese di produzione cascano anche quelle dei servizi e del commercio all’ ingrosso. Il mio pensiero in merito è molto semplice: il rilancio della ZIP dev’essere attuato sotto il segno dell’innovazione e dell’attività produttiva di quest’immensa area.

Ritengo tuttavia che per affrontare il tema della rigenerazione urbana in un’area quale la Zona Industriale di Padova è necessario porsi la domanda: qual è il futuro della città? E, più ancora, dell’Italia?”.

Già, qual è?

“Padova è sempre stata uno dei principali motori dello sviluppo del Nordest, anche per la presenza di una Università di eccellenza, fungendo da polo attrattore di investimenti e fornendo manodopera qualificata, stimata classe dirigente e tecnici e ricercatori di alto livello. Non c’è dubbio che in un momento storico in cui assistiamo alla crisi del modello “piccolo è bello”, alla frammentazione dei processi decisionali, al tentativo di riorganizzazione territoriale dei principali attori (Comuni, Province, città metropolitane), occorre rimettere al centro adeguate scelte strategiche. Tramite l’istituzione di una borsa di ricerca, abbiamo voluto intraprendere con l’Università un cammino che ci permettesse di intervenire nello svolgimento di alcuni laboratori sulla rigenerazione in Zip Nord. L’iniziativa ha coinvolto anche il Comune di Padova con il quale il Consorzio ZIP sta pienamente e fattivamente collaborando per definire azioni di sviluppo per la zona produttiva, con criteri che non trascurino gli impatti ambientali e tutte le implicazioni sociali ed economiche. Il tema della riqualificazione urbana pone una questione tecnica che richiama ad una visione infrastrutturale dell’intero sistema economico veneto. Nel prossimo futuro si dovrà assolutamente affrontare il problema di come rigenerare dal punto di vista edilizio e urbanistico le mille aree produttive sorte nel secondo dopoguerra e orribilmente disperse in tutto il territorio. Data la massa critica della nostra zona industriale, crediamo che avviare qui una esperienza governata di riqualificazione della sua parte più obsoleta sia, ancor più che una impellente necessità, un’ottima opportunità per tutti i soggetti territoriali di studiare un nuovo modello di sviluppo sostenibile”.

Come per tutti i problemi complessi la soluzione non potrà essere semplice…

“Chi dispensa certezze, o non ha colto tutti gli aspetti della questione o sta barando. Verso quale futuro vogliamo puntare? Se la Germania, la Francia, l’Austria corteggiano molte nostre imprese di produzione affinché si trasferiscano da loro, vuol dire che qualcosa valgono, che non sono da buttare. Se fanno ponti d’oro ai nostri ricercatori non sarà davvero perché sono impreparati. Le più recenti statistiche pongono l’Italia al nono posto tra i paesi migliori in campo scientifico: non ce la caviamo proprio male, ma vogliamo retrocedere o puntare a raggiungere quanto meno i paesi d’Oltralpe? Perché l’Italia è così incapace di attrarre scienziati stranieri con un solo 3% contro il 17% della Francia, il 23% della Germania e addirittura il 33% della Gran Bretagna? Vogliamo davvero non affrontare queste sfide, rinunciare a produrre e sostituire le fabbriche con centri commerciali? Vogliamo riempire la Zip di palazzi pieni di uffici vuoti?”.

E per chi lo vogliamo creare allora questo “Polo logistico integrato”?

“Quando nel 1973 il Consorzio ZIP  promosse la nascita dell’Interporto lo fece per offrire alle aziende di produzione insediate in Zip una maggiore facilità di movimentare le loro merci. La logistica deve integrarsi con un sistema produttivo, sono convinto che solo così si giustifica l’occupazione di 2 milioni di mq di superficie pregiata, a un paio di km dal centro città. Una gran distesa di piazzali e depositi che in definitiva offrono una ben ridotta capacità di occupazione, tenuto conto che neppure i camionisti sono più nostrani. Se per logistica si intende solo stivaggio e facchinaggio di merci tedesche o cinesi, tanto vale decentrare questo polo in aree periferiche che costano un quinto. Il discorso è diverso se queste merci possono anche essere localmente trasformate.  Insomma sono tutti aspetti che devono essere ben valutati e bilanciati prima di ogni intervento”. 

Voi le idee chiare le avete.

“Non so se abbiamo le idee chiare, ma è indubbio che il Consorzio Zip ha ormai ripetutamente e ampiamente spiegato come crede sia opportuno agire: se si vuole salvaguardare la produzione, garantendo una occupazione stabile, al vertice va posto il Polo della ricerca, non quello della logistica. Si deve promuovere l’innovazione, e investire nella formazione. Diciamocelo chiaro: la vecchia competitività basata sulle svalutazioni era falsa e il sistema creditizio deve imparare a scommettere sul sistema produttivo. Nei paesi che ci devono essere di riferimento, la Germania in testa (che chissà perché non è in recessione) si parla ormai normalmente di venture capitalism, di innovation capitalism, di persone che si arricchiscono rischiando una parte dei loro investimenti in start-up e brevetti. Fuochi da loro e solo scintille da noi. D’accordo, rigeneriamo pure la Zip, riqualifichiamola, ma prima di tutto decidiamo se il mantenimento del nostro benessere può essere garantito sostituendo il sistema produttivo con un popolo di camerieri, facchini, manovali e commessi che gestiscono beni che qualcun altro ha prodotto; proprio mentre un sondaggio della rivista “Nature” rivela che il 60% dei ricercatori mondiali ritiene che con questo andazzo entro pochi anni la scienza migliore si decentrerà in Cina e in India. Di conseguenza anche la produzione dei beni ad elevato valore aggiunto finirà col trasferirsi in Estremo Oriente e lì i nostri figli dovranno emigrare per cercarsi un lavoro”.

E l’ ambiente?

“Anche l’ambiente è una risorsa che ha valore economico. Anzi, può e deve diventare un’attività economica in sé. Una Zona Industriale moderna dev’essere un’area attrezzata ecologicamente, che non inquini. Pochi sanno che ZIP, oltre ad avere oltre un milione di metri quadri di spazi, ha dato al CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) l’incarico di monitorare continuamente la propria atmosfera, che risulta pulita, e ha creato assieme a CNGEI una Fondazione (la FENICE), che gestisce un parco didattico per le energie rinnovabili che anche la Germania ci invidia”.

Le altre "puntate" del dibattito sulla riqualificazione della città:



Ufficio stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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