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CASASCO: «GUAI A SPRECARE I SOLDI IN ARRIVO DALL’EUROPA: NON AVREMO UNA SECONDA OCCASIONE»

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Che anno è stato quello che si sta per concludere e quali sfide ci attendono nel 2022? Abbiamo chiesto al Presidente nazionale di Confapi Maurizio Casasco di tracciare un bilancio, che tocca la gestione della pandemia («Serviva il coraggio di rendere obbligatoria la vaccinazione»), l’accresciuto ruolo politico della Confederazione, le risorse del Pnrr e, soprattutto, il futuro delle nostre imprese. Ecco cosa ci ha risposto in questa intervista in esclusiva.

Presidente Casasco, partiamo proprio dalla fine: che anno si conclude per Confapi?

«Confapi e le migliaia di aziende che rappresentiamo sono la cartina di tornasole del Paese: imprenditori, famiglie, lavoratori che ogni giorno danno il massimo per crescere e far crescere l’Italia. Quello che ci stiamo lasciando alle spalle è stato un anno complicato per tutto il Paese, quindi anche per noi. Ma al contempo è stato un anno in cui abbiamo gettato le basi per la ripartenza dopo il drammatico 2020. In questo momento credo ci siano tutte le carte in regola per poter guardare al futuro con fiducia ma ci sono due aspetti fondamentali che bisogna tenere ben presenti. Il primo riguarda l’emergenza sanitaria: il Covid, come abbiamo purtroppo constatato, non è affatto sconfitto. E’ fondamentale non abbassare la guardia e fare in modo che la quasi totalità delle persone si vaccinino. Solo così potremo uscire fuori dall’emergenza e cominciare a concentrarci su quello che è al momento il vero obiettivo del Paese, ossia la ripresa economica. L’altro aspetto riguarda l’opportunità rappresentata dal Pnrr. Il Governo e le Istituzioni tutte devono utilizzare al meglio, con oculatezza e precisione, i tanti soldi che stanno arrivando dall’Europa. Non possiamo perdere questa enorme occasione per dare una svolta al nostro Paese. Confapi continuerà, come fatto finora, ad essere presente e a farsi sentire a tutti i tavoli che contano affinché le piccole e medie industrie possano lavorare, crescere ed essere sempre più protagoniste nell’economia italiana ed in quella estera. Solo a titolo di esempio credo si doveroso ricordare, con orgoglio per tutti noi, che lo scorso febbraio, nell’ambito degli incontri propedeutici alla formazione dell’attuale Governo, Confapi è stata ricevuta singolarmente dal presidente Draghi come legittima rappresentante dell’industria. Ciò a riprova di un ormai consolidato posizionamento istituzionale della nostra Confederazione».

Confapi sin dall’inizio dell’emergenza pandemica ha sostenuto una posizione di responsabilità che mettesse la salute e la sicurezza di tutti al primo posto, evidenziando però la contemporanea necessità di misure di immediato sostegno al mondo produttivo. Lo ha fatto ritagliandosi un ruolo di primo piano anche a livello politico. Quali sono le priorità oggi, a quasi due anni dall’inizio della pandemia?

«A più riprese abbiamo fatto notare al Governo che ora più che mai sarebbe necessario fare una Legge di Bilancio ambiziosa, coraggiosa. Sono anni che ci battiamo contro l’Irap, una tassa ormai considerata ingiusta da tutto il mondo economico, eppure nella recente Manovra è stato destinato un solo miliardo al taglio di questo tributo. Altro freno alla competitività delle piccole e medie industrie è oggi rappresentato dal pericoloso aumento del costo delle materie prime e dalla relativa difficoltà di approvvigionamento, con disagi che si ripercuotono fino al consumatore finale. Anche qui continueremo a lavorare con il Governo affinché si prendano decisioni efficaci per invertire questa tendenza. In cima alle priorità che interessano le nostre Pmi c’è sicuramente quella riguardante la transizione energetica e digitale. Il Pnrr rappresenterà sicuramente una grande occasione per dare una spinta decisiva verso questo grande cambiamento. Dovremo però essere bravi ad accompagnare le industrie in questa delicata fase, puntando molto sulla formazione dei dipendenti: la valorizzazione del capitale umano è un elemento imprescindibile per innalzare la competitività aziendale».

Da medico e da presidente della Federazione italiana (Fmsi) e di quella europea di Medicina dello Sport, cosa si sente di dire alle aziende in merito alla gestione dell’emergenza? Ritiene che arriveremo all’obbligo di vaccinazione?

«La pandemia ci ha insegnato che salute ed economia viaggiano di pari passo e quindi se non si garantisce la sicurezza a tutti i lavoratori non avremo mai una vera ripresa. Le nostre aziende lo hanno capito e sono state subito in prima fila sul fronte vaccinale. Sono sempre stato dell’idea che occorreva il coraggio di essere i primi a partire con la vaccinazione obbligatoria. Il ragionamento è molto semplice: più vaccini, meno contagi, meno varianti che potrebbero diventare più pericolose e vanificare quanto fatto finora. Il tema era e resta quello di informare le persone sulla prevenzione e da questo punto di vista le aziende devono continuare a fare la loro parte dedicando delle ore alla formazione dei propri dipendenti con il supporto dei medici del lavoro e dei sindacati. Adottare le corrette misure di prevenzione è fondamentale, ma sono anche convinto che se le persone sono adeguatamente informate sul tema della vaccinazione, dai benefici fino agli eventuali rischi, anche i più scettici possono convincersi che l’unica via di uscita dall’emergenza sanitaria è rappresentata, ad oggi, dal vaccino. Attraverso il giusto connubio rappresentato da una corretta informazione a tappeto unita al senso civico delle persone, potremmo non aver bisogno di arrivare all’obbligo vaccinale».

Qual è il bilancio di un anno alla guida di Cea-Pme, la Confederazione Europea delle Piccole e Medie Imprese, e quali sfide la attendono in questa veste?

«In questi mesi abbiamo organizzato diversi incontri istituzionali, tra i quali una riunione con il Commissario europeo per il commercio Dombrovskis, dove ho sostenuto la necessità di un vigoroso sostegno con interventi precisi, veloci e disintermediati per sostenere le aziende negli attuali - ma soprattutto nei futuri - modelli di sviluppo. Successivamente abbiamo incontrato il Commissario Europeo “Riforme e Coesione” Elisa Ferreira e la Direttrice delle Politiche per le Pmi alla Direzione Generale GROW, Kristin Schreiber. Nell’occasione ho ribadito la necessità di avviare un piano di sostegno tempestivo per l'intero sistema produttivo e industriale europeo.

Recentemente abbiamo avuto una riunione con Marija Ivanova Gabriel, Commissario europeo per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù, durante la quale ho evidenziato la necessità di un supporto concreto alle piccole e medie industrie europee nello sviluppo dell’innovazione. Educazione e innovazione sono infatti due aspetti fondamentali per il rilancio del sistema produttivo e per la valorizzazione dell’unicità di prodotti che la manifattura del Continente ha saputo creare. E’ indispensabile investire nei giovani per favorire pensiero critico e creatività, da tradurre in capacità tecniche e pratiche. 

Abbiamo anche incontrato Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, al quale abbiamo evidenziato l’esigenza di rendere le catene del valore più "resilienti" attraverso la diversificazione dell’approvvigionamento, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da pochi paesi fornitori non europei e, in particolare, asiatici. È stata sempre sottolineata l’importanza di promuovere il reshoring delle produzioni, soprattutto quelle nei settori trainanti e di eccellenza, la diversificazione dei fornitori, la gestione delle scorte creando nuove opportunità per le Pmi fornitrici europee».

A proposito di internazionalizzazione, citiamo due temi. Il primo: una delle “vittorie” più recenti di Confapi è il suo inserimento nella cabina di regia dell’Ice. Il secondo: poche settimane fa Confapi e Cea-Pme hanno dato vita a Roma all’EU-African SME summit, una grande opportunità offerta alle imprese europee e africane per conoscersi e avviare rapporti di collaborazione.

«La leva dell’internazionalizzazione è strategica per le nostre Pmi che hanno bisogno degli strumenti idonei per approcciarsi ai mercati internazionali ed entrare dalla porta principale nella cabina di regia dell’Ice è stato un grande successo da parte della nostra Confederazione. Abbiamo la possibilità di dire la nostra e di essere protagonisti per la valorizzazione del Made in Italy. Nell’incontro che abbiamo svolto proprio nella sede di Confapi Padova con il Ministro degli Esteri Di Maio, è stato ribadito che il ruolo della politica è quello di fare tutto il possibile per favorire anche il rilancio dell’economia, soprattutto dopo che la pandemia ci ha fatto perdere quasi il 9% di Pil. Su questo, un ruolo chiave lo hanno il turismo e le esportazioni. L’obiettivo di Confapi è quello di aumentare significativamente gli investimenti delle nostre imprese e di diffondere la cultura dell’imprenditorialità anche al di fuori dei nostri confini. Ed è proprio da questo concetto che nasce l’idea del Summit Eu-Africa organizzato a Roma, che ha riscontrato un grandissimo successo. Le piccole e medie imprese rappresentano la spina dorsale di moltissime economie europee, così come di quelle africane, anche perché hanno dimostrato di essere un modello vincente non solo dal punto di vista economico ma anche da quello sociale. Molte sfide che attendono entrambi i continenti, i loro sistemi produttivi, i loro imprenditori e cittadini sono le stesse: come favorire la creazione di lavoro e sviluppo, soprattutto per giovani e donne, all’interno di sistemi economici sostenibili che sappiano guidare digitalizzazione e nuove tecnologie, necessità di investimenti in istruzione, formazione per produrre una crescita inclusiva e garantire coesione sociale. Da qui la nostra volontà di mettere insieme imprenditori africani ed europei, incoraggiando scambi culturali, cooperazione nonché iniziative ed investimenti condivisi. Vogliamo creare ponti che favoriscano lo scambio non solo di merci, ma anche di valori, istruzione, formazione, innovazione e know-how. Che sostengano e promuovano la contaminazione di idee e il trasferimento di esperienze. L’Italia ha rivestito e deve continuare a rivestire un ruolo primario nel rapporto con il continente africano».

Si sta concludendo un anno importante anche a livello confederale, con il rinnovo della Giunta nazionale che lavora con lei. Quali sfide attendono Confapi nel 2022?

«Abbiamo di fronte grandi sfide quali la digitalizzazione e la transizione ecologica. Le promuoviamo in maniera decisa, ma dobbiamo saper cogliere all’interno di esse opportunità per crescita e lavoro. Dobbiamo favorire i cambiamenti cercando di attuarli step by step, senza rischiare di frantumare un sistema industriale che ha finora resistito a colpi durissimi. Avendo però sempre, allo stesso tempo, la consapevolezza che dietro questi grandi cambiamenti si celano opportunità di business e di sviluppo del lavoro.

Dobbiamo aprire all’innovazione che non è niente altro che un insieme di idee unite alla capacità di concretizzarle nell’attività imprenditoriale. Ma, come ho ribadito più volte negli ultimi mesi, il problema del nostro sistema produttivo non è “sé” innovare ma “come” innovare. Da una parte abbiamo le tecnologie che avanzano a ritmi frenetici, ma allo stesso tempo ci scontriamo con una inspiegabile arretratezza del nostro paese alla voce Banda larga e cloud. E anche qui continueremo a far sentire la nostra voce.

C’è poi un altro elemento essenziale alla base di tutti questi grandi cambiamenti che ci aspettano: la componente umana. Anche se può sembrare un paradosso, è proprio nell’era della tecnologia avanzata che abbiamo più bisogno di capitale umano adeguatamente e costantemente formato, in grado di gestire e guidare le innovazioni tecnologiche.

Dobbiamo inoltre ottenere di equiparare gli investimenti in start-up da parte delle aziende agli investimenti in ricerca e sviluppo con agevolazioni quali il credito d’imposta. Abbiamo l’opportunità di diventare sia catalizzatore di nuove idee per giovani imprenditori, sia di permettere alle imprese già esistenti di compiere passi importanti verso la digitalizzazione.

Lo ripeto sempre: crescita, sviluppo e lavoro non nascono - e non si riproducono - se non vi sono le condizioni ottimali per praticare l’attività d’impresa. Questo è quanto, con semplicità e con forza, dobbiamo continuare a chiedere a tutti gli attori in campo».

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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