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CESARE BARBIERI: «COSÌ PADOVA È ARRIVATA SULLE COMETE»

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Affascinante viaggio nel cosmo nel corso del Master Confapi - Federmanager. «Dalla ricerca scientifica “pura” enormi ricadute in termini di innovazione e benefici per le aziende e la vita di tutti i giorni»


Trent’anni di conquiste astronomiche raccontate da un protagonista assoluto: Cesare Barbieri, Professore emerito di Astronomia all’Università degli Studi di Padova - già direttore dell’Osservatorio Astronomico di Padova e dell’Osservatorio Nazionale Galileo alle Isole Canarie, nonché delle attività italiane per la Halley Multicolour Camera della “Missione Giotto”, progettata per raggiungere e studiare la cometa di Halley, e della costruzione della “Wide Angle Camera” per la sonda spaziale Rosetta, atterrata sulla cometa Churyumov-Gerasimenko nel novembre del 2014 - ha affascinato i presenti con la sua lectio magistralis al Master Mapis di Confapi Padova e Federmanager. Ecco una sintesi, per forza di cose riduttiva, di un intervento in grado di emozionare. Una storia di successo che, declinando innovazione scientifica e industriale, ha portato Padova ad assumere un ruolo di riferimento internazionale nello studio degli astri.

Obiettivi scientifici. «Lanciata il 2 marzo 2004, Rosetta ha avuto come obiettivo quello di studiare l’origine delle comete e le relazioni tra la loro composizione e la materia interstellare, quali elementi fondamentali per comprendere l’origine del sistema solare. Per questo ha effettuato una serie di indagini dettagliate sulle caratteristiche della cometa Churyumov-Gerasimenko, scortandola nel suo transito vicino al Sole dopo essere entrata nella sua orbita e aver rilasciato un lander - che abbiamo battezzato Philae - sulla sua superficie» ha raccontato Barbieri con la chiarezza del divulgatore. «Sarebbero state proprio le comete, passando sporadicamente all’interno del Sistema Solare, a portare con sé ghiacci d’acqua, materiale organico e altri ingredienti chimici che possono aver facilitato la nascita e il divenire della vita sul pianeta Terra. Di qui il nome Rosetta, dalla stele che svelò, attraverso la comparazione con il greco e il demotico, i misteri dei geroglifici egiziani».

La “fionda gravitazionale” e l’ibernazione.
«Dopo il lancio, Rosetta ha sorvolato tre volte la Terra (2005, 2007, 2009) e una Marte (2007), sfruttando quella che chiamiamo “fionda gravitazionale” per raccogliere l’energia necessaria a compiere la sua missione attraverso un sistema di pannelli solari. Ma ha anche messo a segno due sorvoli ravvicinati di asteroidi: Steins nel 2008 e Lutetia nel 2010. Subito dopo la sonda è entrata in stato di ibernazione: per la parte del viaggio più lontana dal Sole, infatti, i suoi pannelli non potevano garantire sufficiente energia agli strumenti e apparati di bordo. Il profondo letargo di Rosetta è durato 31 mesi, che potete ben immaginarvi con che stato d’animo abbiamo vissuto. Si è poi svegliata automaticamente, comandata da un suo orologio interno e senza segnali provenienti dalla Terra, il 20 gennaio 2014. Dopo il risveglio, Rosetta ha continuato l’avventura, come anticipato, con un’altra tappa fondamentale: il rendez-vous del 6 agosto 2014 con la cometa Churyumov-Gerasimenko. Il termine nominale della missione era inizialmente programmato per dicembre 2015, ma l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha approvato il prolungamento fino a settembre 2016, fino a quando, cioè, gli strumenti della sonda non potranno più essere sufficientemente alimentati dall’energia del Sole».

Le ricadute della ricerca. «C’è un altro aspetto che mi preme sottolineare» ha aggiunto, rivolgendosi agli imprenditori presenti al Master. «In genere si è portati a chiedersi perché investire molto nella ricerca scientifica pura, pensando che non ci siano ricadute pratiche nel farlo. In realtà in missioni come queste c’è tanta scienza, ma anche un enorme contributo di elettronica, analisi dei materiali e biologia, che ha portato a innovazioni tecnologiche importantissime per la vita di tutti i giorni: pensiamo alle fotocamere che utilizzate normalmente nei vostri smartphone, una cui prima versione abbiamo introdotto all’epoca della missione Giotto, o al doppio strato di “corazza” che protegge le sonde dall’urto di polveri interstellari, i cui principi sono stati adottati per i giubbotti antiproiettile».

Il contributo italiano. «In genere gli americani sono molto più bravi a promuoversi rispetto agli scienziati europei. Ma c’è molto del nostro continente e tanta Italia in questa missione. Sono italiani otto dei 21 strumenti a bordo della sonda e del lander Philae» ha sottolineato il professor Barbieri.
L’Agenzia spaziale italiana non solo ha contribuito alle attività di studio della sonda europea, ma ha fornito un sostanziale contributo scientifico, tecnologico e industriale finanziando gli strumenti a bordo della sonda madre (GIADA, VIRTIS e OSIRIS) e i sottosistemi dei lander: Solar Array e SD2, il primo trapano spaziale che abbia mai volato su una sonda interplanetaria, realizzato da Finmeccanica-Selex ES, che ha provveduto all’acquisizione e distribuzione dei campioni dal nucleo della cometa. Sempre Finmeccanica Selex ES ha realizzato il sottosistema dei pannelli solari del lander.
Per quanto concerne OSIRIS/WAC (Optical, Spectroscopic, and Infrared Remote Imaging System), è lo strumento principale della missione Rosetta per la raccolta delle immagini della cometa. È composto da due canali: NAC (Narrow Angle Camera), ottimizzato per ottenere mappe ad alta risoluzione del nucleo della cometa, fino a 2cm per pixel, con una capacità di messa a fuoco da 2 km a infinito e da 1 a 2 km; e WAC (Wide Angle Camera), ottimizzato per ottenere una mappa panoramica ad alta risoluzione del materiale gassoso e delle polveri nei dintorni del nucleo della cometa.

Il prossimo incontro del Master Confapi - Federmanager si terrà venerdì 27 maggio, dalle ore 14: interverrà Luigi Rossi Luciani,  Presidente di CAREL S.p.A. e della società operativa controllata CAREL Industries S.p.A., che impiega oltre 900 persone, con unità produttive in Italia, Brasile, Cina e USA, 14 filiali commerciali e un fatturato consolidato di 160 milioni di euro nel 2012 (+6%).

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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