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CONFAPI: «OPPORSI ALL’APPRODO DI INGEGNERIA IN FIERA SIGNIFICA NON AVERE UNA VISIONE STRATEGICA DEL FUTURO DELLA CITTÀ»

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L’opinione del Presidente dell’Associazione delle piccole e medie industrie Carlo Valerio: «La questione è una sola: vogliamo una città ancorata al passato o proiettata sul futuro? L’Università è un’eccellenza e una peculiarità del sistema Padova, sono i suoi numeri a dirlo. Se l’obiettivo è davvero quello di rilanciare i padiglioni di via Tommaseo la questione non si pone: gli enti preposti devono trovare un accordo per fare della Fiera un hub dell’innovazione tecnologica».

«Sulla questione delle aule di Ingegneria in Fiera non si gioca solo l’utilizzo del quartiere espositivo, ma lo stesso futuro della città. Al centro c’è una visione strategica: se vogliamo davvero averla, allora è d’obbligo trovare una soluzione al problema e far sì che i padiglioni di via Tommaseo possano diventare una sorta di hub dell’innovazione tecnologica». È la presa di posizione di Carlo Valerio, Presidente di Confapi Padova, Associazione delle piccole e medie industrie, sul tema che sta animando il dibattito cittadino ormai da diverse settimane.

Gli attori coinvolti nel futuro della Fiera (Comune, Camera di commercio e Provincia) a breve saranno chiamati a ritrovarsi per dirimere la questione dal punto di vista tecnico ed economico: nello specifico il problema è quello della ricollocazione di alcune aule e laboratori della Scuola d’ingegneria dell’Ateneo patavino, che necessita di spazi in cui ospitare circa 4 mila studenti.

«La questione non riguarda solo l’approccio immediato al tema, ma ha un respiro diverso e contempla la capacità di programma il futuro del territorio. Semplifico il quadro: la Fiera rappresenta e fotografa l’esistente o ciò che è già realizzato, in un contesto di concorrenza regionale molto agguerrito in cui Padovafiere, che nel 2019 celebrerà il secolo di vita, si trova a scontrarsi con Veronafiere, Fiere di Vicenza e Longarone Fiere, solo per restare ai quartieri espositivi che ospitano eventi di livello nazionale e internazionale. Il tutto senza considerare che difficilmente può competere con chi ha operato investimenti importanti in tempi recenti come Milano, Bologna o Rimini, a differenza di quanto ha fatto Padova negli anni in cui la Fiera era in mani francesi. Per contro, l’Università rappresenta il futuro ed è l’ente più articolato, interdisciplinare e ricco del territorio. Alcuni numeri rendono l’idea di cosa sia l’Ateneo oggi: oltre 4 mila dipendenti, di cui 2.140 docenti strutturati, ricercatrici e ricercatori, e 2.303 unità di personale tecnico amministrativo e dirigenziale, e circa 5.000 altre persone (tra specializzandi, dottorandi, co.co.co, docenti a contratto, operai stagionali e personale volontario) coinvolte nella sua orbita. Più di 57 mila studenti iscritti, mentre il bilancio consolidato di esercizio 2017 ha presentato un totale di attivo patrimoniale pari a 1.154.480.098 euro e un patrimonio netto pari a 638.967.310 euro (sono le cifre riportate nell’ultimo Rapporto Annuale elaborato dal Bo), che ne farebbe la terza azienda della provincia di Padova dopo Safilo Group e Alì Group se la inserissimo nel contesto delle imprese in senso stretto. Cito questi numeri per sottolineare che stiamo parlando della realtà più complessa della provincia, senza nemmeno fare riferimento all’enorme indotto che avere a Padova un’Università di queste dimensioni e di questa qualità comporta, sia dal punto di vista tecnologico, sia per quanto riguarda i servizi alla persona, la ristorazione e l’ospitalità», sottolinea Valerio.

«Non è, ovviamente, solo una questione economica quella alla base della mia riflessione: anche lasciando da parte i numeri, parliamo dell’eccellenza più conosciuta e prestigiosa presente nel territorio padovano, un’eccellenza culturale - è bene ribadirlo - realmente proiettata nel mondo. Credo che nessuno possa obiettare su questa affermazione. Ecco, forse è giunto il momento di prenderne atto, costruendo attorno ad essa un habitat culturale, organizzativo e collaborativo adeguato. Lo stesso Magnifico Rettore ha sollevato perplessità legate alla dislocazione dei locali, ma credo di potermi fare interprete di tutto il mondo imprenditoriale auspicando che una soluzione si trovi quanto prima, perché Padova rischia di perdere un’occasione unica per rilanciarsi facendo leva su un’eccellenza che altre fiere, rivali, non possono vantare. Fare di almeno una parte dell’area della Fiera un competence center nel quale il mondo della conoscenza e quello dell’impresa operino a diretto contatto è un’opportunità unica. Camera di commercio e Comune hanno già fatto tanto per rilanciare il quartiere fieristico, ma è fondamentale per il futuro della città che non ci si fermi adesso, magari pensando di coinvolgere negli investimenti anche il settore privato. Perdere quest’occasione di rilancio potrebbe rivelarsi non solo miope, ma fatale».

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

 

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