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«DOBBIAMO FAR CAPIRE AI RAGAZZI CHE LE FABBRICHE NON SONO AMBIENTI SPORCHI E PERICOLOSI»

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Tiburli (Unionmeccanica): «Rilanciamo la dignità del lavoro»

 

Le imprese manifatturiere venete hanno in programma di assumere oltre 17 mila operai specializzati entro marzo. Ma nel 56% dei casi sanno già che sarà difficile trovarli, vuoi per mancanza di candidati (35,6%), vuoi per la loro preparazione inadeguata (18,2%). Alla base del la distanza tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Ma c’è anche un problema di comunicazione.

A Padova, nello specifico, la situazione assume tinte ugualmente fosche, perché su 2.910 nuovi ingressi previsti entro marzo, nel 50,5% dei casi le imprese denunciano difficoltà di reperimento, indicando come principale problema la mancanza di candidati nel 32,7% dei casi e la preparazione inadeguata nel 15,4%. Nello specifico, la situazione più preoccupante riguarda i lavoratori nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (oltre 3.600 le figure richieste in Veneto, ma nel 61,8% dei casi non si trovano, 600 quelle che servirebbero a Padova, ma nel 53,6% dei casi la ricerca sarà vana).

Sono stime di Fabbrica Padova, centro studi di Confapi che ha preso in esame i dati di fonte Unioncamere – Anpal. Dati che non possono non destare allarme.

D’altra parte, le proiezioni già citate allargano la questione anche ad altre figure professionali. Si pensi, ad esempio, a come, oltre agli operai specializzati, manchino tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (richiesta di 2.510 figure entro marzo dalle aziende del Veneto, ma nel 57,6% dei casi il reperimento sarà difficile, idem nel Padovano, dove se ne cercano 470, ma nel 65,3% dei casi sarà complicato trovarle).

Sul tema, abbiamo sentito il parere di Andrea Tiburli, presidente di Unionmeccanica Padova, (la categoria che raccoglie le imprese del settore metalmeccanico di Confapi). «È evidente la necessità di ripensare a tutto il sistema dell’educazione-istruzione, studiando interventi rapidi e mirati per far fronte all’attuale specifica contingenza. Ma dietro a questi numeri c’è un problema anche nostro, di noi imprenditori e noi associazioni di categoria: perché bisogno tornare a rendere attrattive le nostre aziende anche attraverso la comunicazione all’esterno. L’obiettivo deve essere quello di far capire che l’industria metalmeccanica è cambiata, non è più un ambiente sporco e pericoloso: esiste un tessuto di imprese moderne che puntano sulla continua formazione dei propri collaboratori. Se vogliamo mantenere vivo il nostro status di seconda potenza manifatturiera europea dobbiamo riportare i giovani nelle aziende. E per riuscirci dobbiamo rivedere anche il nostro mondo di “venderci” ai giovani».

Una spiegazione che si va diffondendo per spiegare perché certe professioni siano poco ambite è quella per cui la domanda si accompagnerebbe a condizioni economiche e di lavoro inaccettabili

«Assolutamente falso. Di recente abbiamo letto dai giornali che sono almeno un centinaio gli studenti delle scuole medie padovane che, per il prossimo anno, non avevano trovato posto nel liceo che desideravano frequentare. Un problema che non esiste tra gli istituti professionali. Succede per una convinzione erronea ma diffusa, per cui i “colletti bianchi” guadagnano di più quelli blu. Ma oggi, in realtà, le figure che ruotano attorno alla produzione, dall’ufficio tecnico al controllo qualità, guadagnano quanto gli impiegati se non addirittura meglio», conclude Tiburli. «Dietro a quel boom di domande verso i licei c’è anche una questione di etichetta: il perito meccanico avrà scrittooperaio” sulla sua busta paga mentre il liceale (perché poi non tutti si laureano) si troverà la dicitura “impiegato”, ritenuta più prestigiosa. Me spariranno gli operai, perderemo tutta la filiera della manifattura che anima il nostro tessuto economico».

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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