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«E IL RILANCIO DELL’ECONOMIA DOV’È?». CONFAPI PADOVA CRITICA SULLA MANOVRA

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Lo split payment è già costato oltre 340 milioni alle aziende padovane in termini di Iva non riscossa e 18,5 miliardi a livello nazionale, e ora lo si vuole estendere. Ma dalla questione voucher alla riduzione a 5 mila euro dei crediti derivanti da imposte dirette, sino al mancato taglio dell’Irpef sono tanti i punti che destano perplessità. Il presidente Carlo Valerio: «Per tornare a investire gli imprenditori hanno bisogno di certezze: questo balletto tra paventati e indefiniti aumenti dell’Iva e ipotesi di scambio con la diminuzione del cuneo fiscale scoraggia gli investimenti».

«Non vi sono politiche fiscali sufficienti per un rilancio e una effettiva ripresa della domanda interna». È la posizione espressa da Confapi Padova, Associazione delle Piccole e Medie Imprese del territorio, di fronte alla manovra varata dal Governo, che ora prevede l’esame di 1.700 emendamenti.

«Ci preoccupa l’estensione dello split payment, che rischia di sottrarre alle Pmi liquidità soprattutto se non accompagnato da una puntuale esecuzione dei rimborsi del credito Iva» rimarca il presidente Carlo Valerio facendo proprie le preoccupazioni espresse a livello nazionale dalla Confederazione nel corso dell’audizione sulla manovra davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. «Visto l’attuale contesto economico, le Pmi si troverebbero, da una parte, strozzate da un’irrisolta difficoltà nell’accesso al credito e, dall’altra, private di risorse funzionali al mantenimento e allo sviluppo dell’attività economica d’impresa. Inoltre, peggiora il quadro sulla lunghezza dei tempi medi di pagamento non solo della P.a. ma anche tra privati. Tra le proposte di modifica presentate, ce ne sono due targate Partito Democratico che chiedono di far slittare dal prossimo luglio a gennaio 2018 l’estensione dello split. Ma siamo convinti che non si tratti di farlo slittare ma di abolire una misura che a livello nazionale è già costata 18,5 miliardi in due anni - da quando è entrato in vigore lo split payment - in termini di Iva non riscossa, e, secondo quanto calcola Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione, almeno 340 milioni a livello provinciale».

Ma non è l’unico punto che desta perplessità. «Le Pmi contestano l’articolo che, in nome della lotta all’evasione, riduce da 15 mila a 5 mila euro le compensazioni per i crediti derivanti da imposte dirette, addizionali locali, Irpef e Iva. Questa misura comporta un aumento degli oneri a carico delle industrie, in special modo quelle di piccola e media dimensione. Gli imprenditori per poter tornare a investire hanno bisogno di certezze: questo balletto tra paventati e indefiniti aumenti dell’Iva e ipotesi di scambio con la diminuzione del cuneo fiscale scoraggia gli investimenti. Purtroppo, invece, non si fa alcun riferimento alla riduzione dell’aliquota Irpef annunciata più volte e ciò costituisce una gravissima perdita di competitività rispetto ai principali Paesi europei, che entro determinate soglie di reddito presentano aliquote di gran lunga ridotte».

«Nell’ambito dell’attuazione del piano Industria 4.0 sarebbe opportuno prorogare al 31 dicembre 2018 il termine per poter usufruire dell’iperammortamento al 250%, differendo il termine di pagamento del 20% del valore del bene a giugno 2018. Inoltre l’applicazione all’incentivo Ace, già più volte stravolto in passato riducendone il rendimento nozionale subisce un ulteriore ridimensionamento. Questa modifica, unita alla diminuzione dell’agevolazione fiscale, rischia di renderne eccessivamente complicato il calcolo, fino a scoraggiarne l’utilizzo».

Sulla questione voucher, infine, Confapi, riprendendo la posizione espressa a livello nazionale, auspica «un intervento normativo sostitutivo valido ed efficace che possa regolamentare il lavoro accessorio al di là di degli abusi dello strumento che vanno evitati e combattuti. I voucher, nonostante venissero utilizzati in maniera percentualmente minima rispetto al monte ore del lavoro dipendente (Fabbrica Padova ha calcolato che incidevano per appena lo 0,53% del cumulo di 618 milioni e 944 mila ore lavorate in un anno dai dipendenti del territorio), garantivano una certa flessibilità utile alle Pmi per soddisfare le esigenze proprie di un mercato in continua evoluzione che aveva il pregio di far emergere il lavoro sommerso».

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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