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FALLITE 300 IMPRESE PADOVANE PER I DEBITI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

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Secondo i dati elaborati da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, tante sono state le aziende costrette a chiudere dall’inizio della crisi (2008) a causa dei debiti della PA verso i fornitori. Il presidente Tito Alleva: «Assurdo dover attendere un decreto per ricevere compensi sacrosanti»

Dall’inizio della crisi almeno 300 imprese padovane sono fallite a causa dei ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione. E’ una stima di Fabbrica Padova, centro studi di Confapi Padova – l’Associazione delle piccole e medie industrie della provincia – relativa al quinquennio che va dal 2008 al 2012.

Alla base del calcolo il “Rapporto sui fallimenti in provincia di Padova e del Veneto” elaborato dalla Camera di Commercio, che registra 1.022 casi di imprese costrette a cessare l’attività nel periodo in questione (143 nel 2008, 197 nel 2009, 249 nel 2010, 252 nel 2011 e 181 nel 2012). Considerato che un terzo delle imprese del continente fallisce a causa dei ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione, secondo i dati forniti dal Direttorato generale Imprese e Industria della Commissione europea, mantenendo la proporzione, si arriva a stimare che più di 300 aziende del territorio padovano si siano dovute arrendere proprio a causa dei debiti della Pa verso i fornitori. 

«Sono numeri molto preoccupanti, che mettono in luce quanto sia importante avere un governo in grado di intervenire il più rapidamente possibile per venire incontro alle esigenze delle imprese. E' arrivato il decreto promesso e rinviato tra dubbi e incertezze dal Consiglio dei Ministri per l’inizio del rimborso dei debiti da parte della Pubblica amministrazione. Lo aspettavamo con ansia, perché le nostre imprese hanno bisogno di queste risorse ed è assurdo essere appesi a un decreto per ricevere soldi che sono sacrosanti» sottolinea Tito Alleva, presidente di Confapi Padova.

«Questo balletto sulla pelle degli imprenditori, tra assicurazioni e rimandi, è qualcosa di grave e persino crudele. Faccio notare che i 40 miliardi promessi non bastano per chiudere l’intero processo di risarcimento, perché sono più o meno i due terzi di quanto va pagato: Bankitalia ha dato una valutazione del debito al 31 dicembre 2010 di 70 miliardi, poi ha elaborato un aggiornamento al 31 dicembre 2011 che arriva a una novantina di miliardi: se facciamo una progressione stiamo già oltre i 100 miliardi complessivi. Quand’anche la cifra stanziata fosse confermata, sarà comunque poca cosa rispetto alle reali esigenze del mondo imprenditoriale. Dirò di più: non basta risolvere il problema oggi con una soluzione temporanea, occorre creare i presupposti perché non si ripresenti in futuro» conclude Alleva.

Diego Zilio
Ufficio Stampa
stampa@confapi.padova.it

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