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Ritorna a Confapi Padova

«HO AVUTO TANTO DAL TERRITORIO, ORA VOGLIO RIPAGARLO METTENDOMI A DISPOSIZIONE»

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Andrea Tiburli (General Fluidi) scende in campo con Confapi: «Le priorità per noi imprenditori: sostegno all’export e un rapporto sempre più stretto col mondo della scuola»

Cinquantasei anni di vita, da una ventina General Fluidi è legata Confapi Padova. Prima di oggi Andrea Tiburli, amministratore delegato dell’azienda, non aveva però mai assunto un incarico all’interno dell’Associazione. Lo ha fatto dallo scorso luglio, entrando nel nuovo Consiglio direttivo che rimarrà in carica sino al 2022. E subito spiega qual è stata la molla che lo ha spinto a impegnarsi in prima persona: «Spesso dimentichiamo che il mondo dell’impresa crea valore per la comunità. L’Associazione, dal canto suo, realizza le condizioni per riuscirci. Vedete, in questi anni ritengo di aver ricevuto molto dal territorio e dalla comunità a cui appartengo. Oggi sento, in un certo senso, di dovermi sdebitare e voglio farlo impegnandomi direttamente e mettendomi a disposizione anche attraverso Confapi. È quello che voglio dire ai miei colleghi imprenditori, anche alla guida di aziende storiche come la mia: non sediamoci sugli allori, ma rimettiamoci in discussione e diamoci da fare. È il momento di farlo».

General Fluidi è, tuttavia, già attiva nei confronti della comunità collaborando con le scuole.

«Ci stiamo dando da fare accogliendo ragazzi per l’alternanza scuola/lavoro, con 6 studenti degli istituti Bernardi, Severi e Marconi che vengono da noi ogni anno per, possiamo dire, imparare il mestiere. Sempre dalle scuole abbiamo assunto gli ultimi tre dipendenti. Non solo: ospitiamo anche figure che si stanno ricollocando dopo la disoccupazione e che, in accordo con la Regione, svolgono ore di lavoro nella nostra azienda».

Restiamo sul tema scuola. Da tempo Confapi ha posto all’attenzione dei media la questione dello scollamento tra il mondo della formazione e quello dell’impresa, che spesso non riesce a trovare le figure che le sarebbero necessarie. Qual è la sua esperienza a riguardo?

«Lo confermo, è un problema molto sentito dalle imprese. La scuola “vive” in un mondo teorico lontano da quello reale. Vedo periti meccanici che sulla carta sanno tutto, ma che poi a contatto, banalmente, con una vite, un semplice filetto o un foro cadono dalle nuvole. Succede perché gli istituti professionali hanno tagliato ore di lavorazioni pratiche. Ragazzi che disegnano tutto a Cad non sanno più utilizzare una squadretta. Il problema è che poi molto spesso per predisporre un prototipo quello che serve davvero è proprio saper usare la squadra e la matita. Molto spesso dobbiamo formare i ragazzi insegnando loro l’Abc. Agli studenti che arrivano da noi cerchiamo non a caso di far seguire un percorso quanto più possibile completo nella creazione di un impianto oleodinamico: proprio gli aspetti più banali spesso sono quelli in cui incontrano più problemi».

Il vostro è un esempio efficace del detto “pensare localmente, agire globalmente”. General Fluidi si sta distinguendo negli ultimi anni per la penetrazione in nuovi mercati esteri, tanto da aver ottenuto il Premio Marco Polo 2017 rilasciato da Unioncamere.

«Vi dico questo: negli ultimi due anni ho preso per viaggi di lavoro oltre 60 aerei. Sino al 2014 lavoravamo esclusivamente con l’Italia, poi, per farla breve, ci siamo scontrati materialmente con la crisi: sono saltate commissioni per alcune aziende importanti e siamo stati costretti a pensare di approcciarci all’estero. Quattro anni dopo, esportiamo in 27 paesi di tutto il mondo, dalla Colombia alla Corea, dal Marocco alla Russia, dove siamo riusciti a penetrare nonostante l’embargo internazionale e la nuova certificazione EAC, che è un serio ostacolo per chi esporta. Oggi posso dire che solo nell’ultimo anno il fatturato dell’azienda è cresciuto del 25% e che oltre il 40% del nostro fatturato proviene dai mercati esteri. Ma siamo riusciti ad arrivare a questi numeri puntando sul Made in Italy e, tengo a sottolinearlo con forza, solo perché abbiamo capito quanto conti fare rete».

In particolare grazie a Promex, l’Azienda Speciale dedicata alle attività internazionali della Camera di commercio di Padova, diretta da Franco Conzato.

«Le prime due missioni in Russia, organizzate da soli, furono un buco nell’acqua, così come la prima in Turchia. Ci si imbarcava in costi e problemi enormi senza ricavarne nulla. Poi abbiamo scoperto Promex e il suo metodo: far partecipare le aziende a missioni mirate, preparate con cura, in cui la stessa Promex si occupa di studiare il territorio di destinazione e farti incontrare i potenziali clienti seguendo programmi di viaggio dettagliati. È chiaro che quello che fa Promex, assieme a una rete di imprese che si appoggiano a lei, non puoi farlo da solo. E lì ho imparato la lezione: è fondamentale fare squadra. Ma Promex, che sta elaborando un piano di sviluppo per i prossimi anni, in modo da essere sempre più di sostegno alle imprese del territorio, è una delle poche eccellenze che lavorano in questo modo e che sanno rendersi utili per il nostro tessuto economico».

Allarghiamo ulteriormente la prospettiva: qual è la principale richiesta che voi imprenditori rivolgete al Governo?

«Una su tutte: il taglio al cuneo fiscale. Una misura che ci permetterebbe di essere più competitivi, renderebbe più facile assumere persone e anche dare ai dipendenti più liquidità, che a sua volta verrebbe immessa in circolo, ridando impulso all’economia. Le imposte sui redditi da lavoro vanno alleggerite per incidere sul cuneo fiscale, fra i più alti d’Europa, e dare così nuove prospettive alle imprese».

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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