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IMPRENDITORI A CONFRONTO: «COSÌ STIAMO VIVENDO L’EMERGENZA»

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Gli interventi del vicepresidente nazionale Camisa e del presidente della Provincia Bui nel Consiglio Direttivo di Confapi Padova

Tante voci a confronto. Per la prima volta Confapi ha svolto il suo Consiglio Direttivo in videoconferenza, allargando la partecipazione a tutti gli imprenditori associati. Tra gli interventi quelli di Cristian Camisa («Il Dl Liquidità è stato un flop: i soldi arriveranno quando non serviranno più») e di Fabio Bui («Nel bilancio preventivo 32 milioni per le infrastrutture, ma abbiamo solo 170 mila euro»).

«Vista la straordinarietà del frangente storico ed economico, ho ritenuto opportuno allargare l’invito alla partecipazione a tutti gli imprenditori associati lo ritenessero, perché le difficoltà si affrontano solo con la condivisione. Considero infatti Confapi uno strumento della comunità e il Consiglio Direttivo una preziosa occasione di incontro e confronto fra i suoi protagonisti», ha aperto i lavori il presidente Carlo Valerio, affiancato dal direttore Davide D’Onofrio.

A Cristian Camisa, Vice Presidente nazionale di Confapi e presidente di Confapi Piacenza il compito di aprire i lavori delineando il lavoro svolto dalla Confederazione per affrontare l’emergenza epidemiologica: «Nella crisi Confapi ha assunto un ruolo guida tra le associazioni di categoria, cercando di dare risposte quanto più possibile concrete e lanciando per prima l’ipotesi dei test sierologici da inserire in azienda, a dimostrazione di quanto la questione della sicurezza per i nostri dipendenti sia per noi prioritaria», ha sottolineato Camisa. «Nella recente audizione davanti alle commissioni parlamentari relativa al Def abbiamo sottolineato le particolari difficoltà presenti per i prestiti fino a 25 mila euro: abbiamo denunciato che i soldi non stanno arrivando perché la contro-garanzia prevede che passino settimane per essere esercitata e le aziende che avevano necessità di cassa si sono trovate senza risorse. Ecco perché il Decreto Liquidità si è tradotto in un flop: quando arriveranno i soldi non serviranno più. La questione del merito creditizio non è secondaria: secondo Confapi era prioritario per la tenuta del sistema produttivo assicurare liquidità immediata per tutti senza valutazione del merito creditizio e con garanzia pubblica del 100%: avrebbe significato spendere qualche soldo in più oggi per risparmiarlo domani sulle varie voci relative al welfare. Altro punto nodale, il disallineamento tra il lockdown italiano e quello di altri stati europei: le aziende italiane non solo non fatturano ma rischiano concretamente di perdere clienti a vantaggio delle aziende di altri paesi. È questo è un danno gravissimo non solo per le aziende esportatrici ma per tutti i conto terzisti che lavorano nell’indotto».

A Fabio Bui, Presidente della Provincia di Padova, il compito di affrontare il delicato tema delle infrastrutture: «Per noi è il tema chiave: non possiamo più pensare che siano gestite in epoca post Covid con gli stessi finanziamenti di prima. Cito in particolare la dibattuta questione del ponte sulla Valsugana: volevamo partire subito, avevamo preventivato a bilancio 32 milioni di euro per intervenire sulle nostre strade, invece abbiamo solo 170 mila euro in cassa. Succede perché i nostri introiti», argomenta Bui, «si basano fondamentalmente sull’Imposta Provinciale di Trascrizione, che viene riscossa all’atto dell’immatricolazione delle automobili. Purtroppo l’emergenza sanitaria ha completamente travolto il mercato delle auto. Naturalmente mi auguro ci siano una ripresa del settore e che si creino nuove occasioni di lavoro. Intanto però denuncio il rischio che manchino i soldi per le manutenzioni stradali (nel Padovano ci sono 1.180 chilometri di strade e 560 ponti) e scolastiche (60 istituti superiori). C’è poi il tema dei tempi operativi che devono cambiare, servirebbero i poteri di un commissario straordinario per poter tornare ad agire in fretta dove serve. Ma quando parlo di infrastrutture intendo anche quelle digitali: non è possibile che non tutti i nostri 102 comuni siano serviti dalla banda larga. Sottolineo quel “102” perché parliamo di 102 enti di “potere”, troppi per una provincia come quella di Padova, un freno al dialogo e quindi allo sviluppo».

Poi spazio agli interventi degli imprenditori associati, tra chi ha dovuto fermare la sua attività e chi no, chi ha riconvertito la sua produzione e chi era già impegnato in prima fila nel settore sanitario. Col diffuso, fondato timore che le ripercussioni della crisi non si esauriranno nel 2020.

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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