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«INDUSTRIA 4.0 ADDIO, ECCO COME SARÀ IL PIANO SOCIETY 5.0»

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«Rimarranno i crediti d’imposta, ma con un sistema di valutazione preventiva». All’indomani dell’approvazione del Documento di economia e finanza 2023 abbiamo intervistato in esclusiva il sottosegretario Massimo Bitonci.

 

È l’ossatura di quella che sarà la politica economica dell’esecutivo nel breve e medio termine. L’approvazione del Documento di economia e finanza 2023 da parte del Consiglio dei ministri rappresenta uno snodo cruciale per i prossimi mesi. Ne abbiamo parlato assieme a Massimo Bitonci, esponente di primo piano della Lega, già sindaco di Padova e di Cittadella, oggi Sottosegretario al MIMIT, il Ministero delle imprese e del made in Italy (l’ex MISE) con le deleghe sugli incentivi di natura fiscale, in particolare per artigianato, commercio e industria. 

Onorevole, nel documento approvato dal CdM viene evidenziato un aumento del Pil dello 0,9%, superiore a quanto previsto. Ed è in calo anche il rapporto debito/Pil, sceso al 144,4%. Questo come si traduce in termini di ritorno per i cittadini?

«I segnali di una crescita superiore alle attese iniziali già c’erano, in base ai dati delle esportazioni, alla ripresa della meccanica e al traino del settore del turismo, oggi su livelli migliori rispetto al 2019. Questo fa sì che si liberino spazi di bilancio, anche maggiori rispetto a quanto annunciato dal Governo e Ministro dell’Economia Giorgetti, che hanno scelto di adottare una linea prudenziale tenendo conto della fluttuazione del costo del petrolio e della situazione delle materie prime, che rimane critica. Ma io credo che il prossimo Nadef (la nota di aggiornamento con le previsioni macroeconomiche, ndr) rivedrà i dati del Def, che già sono buoni, in termini ancora più positivi. I tre miliardi di “dote” saranno destinati prevalentemente a ridurre il cuneo contributivo, proseguendo lunga la linea dettata dalla Legge di bilancio: la diminuzione della parte contributiva per i lavoratori con redditi medio-bassi è al 3%, ma dovrebbe arrivare al 5%».

C’è poi il capitolo Irpef, con la riduzione da quattro a tre delle attuali aliquote, da finanziare attraverso il bacino delle tax expenditure, le 740 agevolazioni e bonus vari che valgono 125 miliardi di euro. Ma quando entrerà in vigore?

«La legge delega prevede tre aliquote - una in meno rispetto alle quattro attuali - e un innalzamento della no tax area, allineando il lavoro dipendente al lavoro autonomo a 8.500 euro, favorendo tutti i livelli di reddito ma soprattutto quelli medio-bassi. Attenzione, parliamo appunto di una legge delega, a cui dovranno seguire i decreti attuativi, ma io credo che già nella Legge di bilancio 2024 la riforma sarà in vigore».

Tra le sue deleghe al MIMIT c’è quella sugli incentivi: ci può anticipare quali saranno le linee che seguirete nella riforma?

«In parlamento è iniziato il percorso del disegno di legge delega: obiettivo la semplificazione e la riorganizzazione del sistema. Tenete presente che oggi sono presenti 2.000 incentivi, di cui due terzi a carattere regionale e un terzo a carattere nazionale: tantissimi, è evidente che serve un loro riordinamento. Questo non significa che le regioni non potranno più adottarne, ma che si dovranno seguire le linee tracciate a livello europeo, per cui gli incentivi verteranno su alcune linee principali: ricerca e sviluppo, digitalizzazione, formazione, capitalizzazione delle imprese e sostenibilità ambientale (ovvero la transizione energetica)».

Quindi in sostanza, sarà ridefinito l’ex piano di Industria 4.0.

«Sarà modificata la sua struttura - e probabilmente cambierà nome, diventando Society 5.0 o Industria 5.0 -, rimarranno i crediti d’imposta, ma con una valutazione preventiva, ex ante. L’obiettivo è la semplificazione dell’incentivo, con la realizzazione di un unico portale facilmente utilizzabile da parte di imprese e cittadini, appunto con certificazione preventive. In sostanza, il soggetto che vuole fare domanda per l’incentivo potrà contare su una verifica preventiva senza sorprese successive da parte di Agenzia delle entrate o Guardia di finanza (tranne nel caso di truffe, ovviamente). Il punto è che in questi anni alcuni incentivi hanno colto nel segno, altri decisamente meno. Punteremo su quelli che, da nostro monitoraggio, hanno riscosso più successo da parte delle imprese, come quelli legati a ricerca e sviluppo e a Industria 4.0».

Dal 2023 il credito 4.0 di fatto si è dimezzato (20% - 10% - 5%) mantenendo una logica decrescente in ragione dell’ammontare investito. È ipotizzabile un ritorno alle precedenti aliquote?

«Il dimezzamento c’è stato dal 1° gennaio, ed era previsto dalla Legge di Bilancio precedente. Le aliquote resteranno queste finché non si individueranno le risorse per modificare il quadro. E tuttavia siamo al lavoro per ripristinare alcuni incentivi, a partire da quelli sulla Formazione, che ritengo molto importanti».

Lei ha già avuto modo di annunciare un rifinanziamento della Nuova Sabatini per maggio. Quale orizzonte temporale è previsto per i primi rifinanziamenti?

«Prima ci sarà la conversione della legge delega, poi avremo 24 mesi per i decreti attuativi. Ma credo che già dopo l’estate ci saranno i primi decreti legislativi su alcune tipologie di incentivi. Il primo passaggio è sempre legato all’individuazione delle risorse, ma col ministro Urso stiamo ad esempio pensando anche a una nuova rottamazione per rinnovare quello che è uno dei parchi auto più vecchi del continente, in modo da raggiungere gli obiettivi sulle emissioni indicati dall’Unione Europea. E lo faremo anche attraverso l’usato non inquinante, per favorire chi, nonostante gli incentivi, non riesce ad acquistare macchine nuove».

In sostanza, i rifinanziamenti vanno di pari passi con una riforma strutturale del sistema.

«Uno dei problemi che c’è sempre stato in Italia è che, dal sistema fiscale a quello incentivante, siamo andati avanti con misure che durano un anno o due - come è accaduto per il Superbonus, che ha drogato il mercato, finendo anche con l’aumentare i prezzi delle materie prime - mentre gli imprenditori hanno bisogno di provvedimenti strutturali di durata decennale, magari di importo minore ma capaci di dare certezze a chi esegue lavori o deve acquisire sistemi digitali o macchinari».

E riguardo al capitolo internazionalizzazione? Sace e Simest hanno introdotto misure a sostegno delle imprese coinvolte nella crisi russo-ucraina, ma non sono state più rifinanziate le misure attive fino al 2021 per una platea più ampia di imprese.

«Quel capitolo fa parte del programma del nostro Ministero di concerto, però, col Ministero degli Esteri, a cui fa capo l’Ice: quel che posso dire è che la nostra politica è quella di continuare nel sostegno all’internazionalizzazione delle nostre imprese. Io, tuttavia, mi sono spinto più in là: stiamo ragionando su come potenziare il ruolo delle camere di commercio, in modo che tornino a essere un ente intermedio di sostegno delle piccole e medie imprese attraverso l’importante lavoro svolto da Infocamere».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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