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L’industria veneta a caccia di tecnici: I laureati migrano nelle altre regioni e all’estero

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Interessante approfondimento nell'inserto economico del Mattino di Padova di novembre: il mismatch tra domanda e offerta di lavoro non sempre favorisce i laureati, tanto che molti preferiscono andarsene. E il Veneto è tra le regioni del Nord dove più bassa è la percentuale di occupati con formazione universitaria, pari al 13,7%, mentre la media nazionale è al 16,2%. Sul tema, già sollevato dal centro studi Fabbrica Padova, è stato intervistato il presidente Carlo Valerio: «Ora serve una nuova linfa». Ecco l'articolo.

di Nicola Brillo

Scelte universitarie che non sempre corrispondono alle reali esigenze del sistema produttivo. E aziende che perlopiù cercano “super-diplomati”. In Veneto il mismatch tra domanda e offerta di lavoro non sempre favorisce i laureati. Tanto che molti preferiscono andarsene. Il Veneto è tra le regioni del Nord dove più bassa è la percentuale di occupati con formazione universitaria, pari al 13,7%. La media nazionale è al 16,2%, la Lombardia è al 17,1%, l’Emilia-Romagna al 16,8% e il Friuli Venezia Giulia al 14,3%. «Nelle regioni del Nordest abbiamo un tasso di occupazione complessivo più alto che altrove, che non si riscontra nella percentuale di lavoratori laureati – spiega Silvia Oliva, ricercatrice senior di Fondazione Nord Est - e in questo contesto la formazione in materie tecnico-scientifiche offre maggiori possibilità lavorative. Le nostre aziende ricercano però maggiormente i diplomati tecnici, la cui presenza in azienda ha un’incidenza più alta rispetto ai laureati».

Il Veneto segna una mobilità negativa dei laureati: ogni 1000 laureati veneti (fonte Fondazione Nord Est), 4,6 decidono di andare altrove. Meta: le regioni confinanti (Emilia-Romagna e Lombardia sono molto attrattive, ma anche il Friuli Venezia Giulia) oppure l’estero. «Chi non trova lavoro in Veneto - prosegue Oliva - cerca sbocchi professionali nelle regioni vicine, dove è più facile trovare innovazione e richiesta di laureati. A livello produttivo il Veneto compete con le più importanti aree europee, se prendiamo in esame i laureati nelle imprese si cominciano ad avere criticità».

Il modello produttivo delle imprese venete richiede maggiormente tecnici e diplomati di alta qualità. «L’innovazione che viene fatta in Veneto è spesso di tipo incrementale, legata alla capacità di creare prodotti che siano perfettamente coerenti con le richieste del cliente – spiega ancora la ricercatrice -. I laureati servono in prospettiva futura per mantenere il sistema produttivo veneto competitivo: le competenze di alto livello sono necessarie per fare innovazione».

L'Ufficio di Statistica della Regione del Veneto (su dati Istat) offre una fotografia puntuale sugli occupati per titolo di studio e provincia nel 2018. Gli occupati veneti totali (dipendenti e indipendenti), indipendentemente dalla regione di lavoro, sono 445mila. La provincia con più laureati è Padova con oltre 92mila, poi Verona con 87.212, Treviso (82.453), Venezia (77.105), Rovigo (17.957) e Belluno (15.676). L’ufficio statistico regionale mostra inoltre una crescita dei laureati di 30-34 anni negli ultimi 15 anni. Se nel 2004 in Veneto erano il 14,9%, la percentuale è cresciuta fino al 2012 al 21,5%, per poi scendere al 19,3% l’anno seguente e quindi ripartire fino al 2016. Nuovo calo nel 2017 e crescita al 32% nel 2018. La media in questa fascia di età in Italia è inferiore, mentre quella europea è 8 punti sopra. «Serve nuova linfa alle aziende venete che senza l’apporto di laureati rischiano di morire o di bloccarsi nello sviluppo – commenta Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. - Da tempo le nostre aziende, soprattutto nel metalmeccanico, cercano degli specialisti ma fanno difficoltà a trovarli». Da tempo Valerio è impegnato con la sua associazione su questo tema. «Con il nostro centro studi Fabbrica Padova abbiamo analizzato i dati e risulta una carenza di figure tecniche universitarie e post diploma – prosegue il presidente di Confapi Padova -. Le nostre università non dialogano abbastanza con le imprese e offrono una formazione che spesso non è coerente con le richieste. Da qualche anno l’Università di Padova ha iniziato un percorso di apertura e dialogo con le imprese che è lodevole, ma i frutti si vedranno in futuro. A mancare sono soprattutto tecnici preparati per i macchinari 4.0, su questo ci aspettiamo molto dagli Its».

I tassi di occupazione dei laureati 20-34 anni sono ovviamente diversi in base ai campi di studio. In base ad una ricerca di Italia Lavoro riferita al 2015 si rileva come in Veneto i giovani che hanno conseguito una laurea nel settore “Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione (TIC)” risultino essere quasi nella totalità occupati, in quanto il tasso è dell’91,9%. Seguono i laureati nel campo dell’agricoltura con un tasso dell’80,9% e, in terza posizione, quelli con un titolo relativo al settore “Salute e benessere” con un tasso del 75,4%. I campi di studio che registrano tassi di occupazione più contenuti rientrano nel gruppo dei “Servizi” (46,4%) e “Scienze naturali, matematica e statistica” (47,1%). Il tasso di occupazione dei laureati delle singole province venete, suddiviso per tipologia di laurea, testimonia come il possesso di una laurea triennale risulti essere collegato con un tasso di occupazione (56,8%) in assoluto inferiore sia rispetto alla laurea vecchio ordinamento (75,3%) sia rispetto alla laurea magistrale/specialistica (77%). Il tasso dei laureati occupati che ha conseguito la laurea specialistica/Magistrale è del 100% nella provincia di Padova e dell’85,9% nella provincia di Vicenza. 

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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