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LAVORO, L’EMORRAGIA RALLENTA MA SONO 67 MILA I POSTI PERSI IN VENETO NEI PRIMI 6 MESI DEL 2020

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L’epidemia ha colpito duramente l'occupazione in Veneto: rispetto ai primi sei mesi del 2020 sono circa 67 mila i posti persi. Ma il quadro non è totalmente negativo. Fabbrica Padova ha messo a confronto i dati di Veneto Lavoro, aggiornati al 30 giugno 2020, che confermano segnali incoraggianti negli ultimi due mesi (rispettivamente +3.300 e +7.800 posizioni lavorative), e quelli forniti dall’Inps il 15 luglio, che attesta come siano state 66 mila le domande di CIG in deroga in regione, tutte processate, con un’efficienza che ne fa un modello in Italia. E occorre fare attenzione a ciò che potrebbe accadere dal 17 agosto.

LICENZIAMENTI IN ARRIVO?

Ma andiamo in ordine. Nel primo semestre del 2020 in Veneto il saldo occupazionale tra assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro è stato positivo (+23.800), ma sensibilmente inferiore rispetto a quello registrato nella prima metà del 2019 (+90.700). «La differenza è imputabile agli effetti dell'emergenza Covid-19 sul mercato del lavoro regionale e in particolare alla mancata crescita dei posti di lavoro determinata anche dalle misure di lockdown imposte per contrastare e contenere la diffusione del contagio», sottolinea una nota dell’Osservatorio di Veneto Lavoro. I dati di maggio e giugno dicono però che danni occupazionali subiti durante il lockdown saranno difficilmente recuperabili nel breve periodo, ma che la flessione occupazionale sembra essersi arrestata: sono infatti tornati in linea con quelli dell'anno scorso. Occhio, però a una data: il 17 agosto. Quel giorno (dopo 5 mesi e salvo nuovi rinvii) scadrà il divieto di licenziamento e poco dopo anche la cassa integrazione. In pericolo in Veneto ci sono 10 mila posti di lavoro. Senza considerare gli effetti dell'emergenza Covid sullo stato di salute delle imprese, un aspetto pienamente valutabile solo alla scadenza dei provvedimenti tuttora in vigore.

PADOVA -6.900

Tutte le tipologie contrattuali dipendenti sono state interessate in questi mesi da una dinamica negativa: la differenza con il saldo del 2019 è pari a -5.600 per il tempo indeterminato, -7.400 per l'apprendistato, -49.200 per i contratti a termine (che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 43%). Le province più colpite si confermano quelle con una maggiore incidenza delle attività stagionali: a Venezia, nei primi sei mesi dell'anno, si è registrata una perdita di oltre 28.000 posti di lavoro, a Verona di 18.000. Calo più contenuto nelle altre province: -6.900 a Padova, -5.100 a Treviso, -4.400 a Vicenza, -2.100 a Belluno e -1.800 a Rovigo. A giugno saldo occupazionale ancora negativo a Padova (-1.000), Treviso (-800) e Vicenza (-200), mentre nelle altre province torna il segno "più". Altro segnale positivo, il rallentamento nella flessione delle assunzioni, anche nelle province con maggiore stagionalità: Venezia segnava un -80% tra il 23 febbraio e il 3 maggio, valore ridottosi al -51% in maggio e al -26% a giugno. Il turismo rimane il settore più colpito dagli effetti della pandemia e da solo spiega quasi la metà della contrazione occupazionale complessiva, con una riduzione di circa 36.000 posti di lavoro dall'inizio della crisi, la maggior parte dei quali stagionali.

CIG IN DEROGA, VENETO MODELLO

Come detto, è interessante confrontare questi dati con quelli relativi alla Cig in deroga, appena sfornati dall’Inps: 12.448 quelle relative alla provincia di Padova. Nel commentarli, il direttore regionale Antonio Pone spiega: «Sono pervenute complessivamente dall’inizio dell’emergenza sanitaria quasi 66 mila domande di CIG in deroga, tutte processate (la giacenza è pari a sole 55 domande relative a Belluno, in corso di lavorazione). Al 15 luglio, la giacenza di SR41 da liquidare e porre in pagamento (attenzione: tutto compreso, quindi per CIGO, FIS e CIGD regionale e nazionale, complessivamente considerate) è pari a 1.848. Considerato che il pervenuto medio di questi ultimi giorni è pari a circa un migliaio di SR41 al giorno e che per 48 ore gli SR41 (il modello Sr41 è il documento elaborato dalle aziende che chiedono il pagamento diretto dell’ammortizzatore sociale da parte dell’istituto) non sono lavorabili per consentire i controlli automatizzati tramite la rete interbancaria relativamente alla corrispondenza tra singolo lavoratore e IBAN indicato, significa che gli SR41 pervenuti sono pagati il giorno stesso in cui diventano lavorabili».

La cabina di regia tra sindacato, organizzazione datoriali, Regione, Istituto fa sì che il processo in Veneto sia molto più veloce che nella maggior parte delle altre regioni.

>>> Scarica la Misura 97 - Emergenza Covid-19. L'impatto sul lavoro dipendente in Veneto nel primo semestre 2020

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

 

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