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MONTE INGAGGI IN SERIE B: NON SEMPRE CHI Più SPENDE Più GUADAGNA

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MONTE INGAGGI IN SERIE B: NON SEMPRE CHI Più SPENDE Più GUADAGNA
Il Cittadella, Cenerentola della categoria, ha sforato la A sborsando 3 milioni. Il Padova è retrocesso con 6. Il Benevento ne ha spesi più di 17
È stato un anno difficile, quello appena concluso, per il calcio padovano. Alla retrocessione del Padova in Serie C fa da contraltare la promozione sfiorata dal Cittadella, fermatosi ad un passo dalla Serie A, piegato solo nella finale playoff dal Verona. Ma quanto hanno speso le società padovane? In questa stagione. Fabbrica Padova è andata a spulciare nel monte ingaggi della categoria cadetta. Scoprendo numeri interessanti.
Il massimo risultato sfiorato con il minimo sforzo. A spulciare nel monte ingaggi dell’intera Serie B, e valutando quanto si spende sotto le mura, è questa la prima considerazione che viene in mente, col Cittadella ultimissimo nella classifica degli stipendi dei propri giocatori ma capace di battere in semifinale, ad esempio, un Benevento che paga i suoi uomini cinque volte di più. E il Padova? In questo caso la classifica è più simile a quella reale, con i biancoscudati, penultimi nella classifica “reale”, davanti al solo Carpi, attardati di tre posizioni rispetto al loro quindicesimo posto.
CITTA SOTTO I 3 MILIONI
In realtà non c’è niente di nuovo in casa granata. Perché anche nella scorsa stagione il Cittadella era la società che spendeva di meno, assestandosi appena sotto ai 2 milioni e mezzo. 12 mesi dopo la stessa statistica - elaborata dal portale Cds news su dati forniti dalla Lega B - continua a premiare il lavoro del digì Stefano Marchetti: la sua società è infatti l’unica a sborsare meno di 3 milioni di euro l’anno, tetto superato (3 milioni e 245 mila euro) solo attraverso i bonus. Il solito miracolo della competenza del digì di Fontaniva che, anche nella scorsa sessione di mercato, ha pescato quasi tutti i suoi elementi dalla Serie C, chiedendo uno sforzo particolare alla famiglia Gabrielli solo per Finotto, attaccante che incassa 90 mila euro l’anno e Moncini, arrivato in prestito a gennaio dalla Spal e capace di segnare 15 gol in 5 mesi.
Qualche ulteriore dato premia ulteriormente il suo lavoro: il monte ingaggi medio della categoria è di 8 milioni e 787 mila euro. Le retrocesse dalla A hanno speso più di tutte, col Benevento in testa con 15 milioni e 956 mila euro (che salgono a 17,4 con i bonus), in un podio completato da Palermo, retrocesso un anno prima e capace di investire 14 milioni (16,8 con i premi) e dal Verona, che arriva a 13,2 (14,4). Ma il punto è che anche le tre neopromosse hanno esborsi maggiori, pur portandosi dietro ingaggi teoricamente da “Serie C”.
PADOVA E IL SALARY CAP
Almeno dal punto di vista dell'esborso finanziario in termini di stipendi, il Padova è andato avanti secondo programma. Dall'analisi dei dati risulta che i biancoscudati hanno avuto un monte ingaggi lordo di 4 milioni e 742 mila, ai quali andava sommato il milione e 344 mila euro di bonus, da pagare una volta raggiunti determinati obiettivi singoli e di squadra. In Serie B spendono meno solo (oltre al già citato Cittadella) Livorno, Carpi e Cosenza, formazioni che hanno lottato con i biancoscudati per non retrocedere (Livorno e Cosenza si sono però salvate). Il Padova la scorsa estate si è dato una politica chiara, ovverosia non superare il “salary cap” imposto dalla Lega, che prevede un ingaggio massimo per un giocatore di 150 mila euro lordi, ai quali possono essere aggiunti altri 150 mila di bonus.
Di sicuro in Serie C le cose cambieranno, ma risalire quanto prima conviene. Stando a un report della Figc, in un anno il guadagno medio delle squadre di Lega Pro è di 1,1 milioni di euro, la loro spesa media è di 3,3 milioni di euro. Il disavanzo è matematico. Ma il vero problema è un altro: in Lega Pro non esistono i diritti tv, a differenza della serie B dove il 75% degli introiti derivanti dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi vengono ripartiti in parti uguali tra le società partecipanti, mentre il restante 25% viene distribuito in base ad una graduatoria basata sui risultati ottenuti in Coppa Italia dalle singole società.
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

Il Cittadella, Cenerentola della categoria, ha sforato la A sborsando 3 milioni. Il Padova è retrocesso con 6. Il Benevento ne ha spesi più di 17

È stato un anno difficile, quello appena concluso, per il calcio padovano. Alla retrocessione del Padova in Serie C fa da contraltare la promozione sfiorata dal Cittadella, fermatosi ad un passo dalla Serie A, piegato solo nella finale playoff dal Verona. Ma quanto hanno speso le società padovane in questa stagione? Fabbrica Padova è andata a spulciare nel monte ingaggi della categoria cadetta. Scoprendo numeri interessanti.

Il massimo risultato sfiorato con il minimo sforzo. A spulciare nel monte ingaggi dell’intera Serie B, e valutando quanto si spende sotto le mura, è questa la prima considerazione che viene in mente, col Cittadella ultimissimo nella classifica degli stipendi dei propri giocatori ma capace di battere in semifinale, ad esempio, un Benevento che paga i suoi uomini cinque volte di più. E il Padova? In questo caso la classifica è più simile a quella reale, con i biancoscudati, penultimi nella classifica “reale”, davanti al solo Carpi, attardati di tre posizioni rispetto al loro quindicesimo posto.

CITTA SOTTO I 3 MILIONI

In realtà non c’è niente di nuovo in casa granata. Perché anche nella scorsa stagione il Cittadella era la società che spendeva di meno, assestandosi appena sotto ai 2 milioni e mezzo. 12 mesi dopo la stessa statistica - elaborata dal portale Cds news su dati forniti dalla Lega B - continua a premiare il lavoro del digì Stefano Marchetti: la sua società è infatti l’unica a sborsare meno di 3 milioni di euro l’anno, tetto superato (3 milioni e 245 mila euro) solo attraverso i bonus. Il solito miracolo della competenza del digì di Fontaniva che, anche nella scorsa sessione di mercato, ha pescato quasi tutti i suoi elementi dalla Serie C, chiedendo uno sforzo particolare alla famiglia Gabrielli solo per Finotto, attaccante che incassa 90 mila euro l’anno e Moncini, arrivato in prestito a gennaio dalla Spal e capace di segnare 15 gol in 5 mesi.

Qualche ulteriore dato premia ulteriormente il suo lavoro: il monte ingaggi medio della categoria è di 8 milioni e 787 mila euro. Le retrocesse dalla A hanno speso più di tutte, col Benevento in testa con 15 milioni e 956 mila euro (che salgono a 17,4 con i bonus), in un podio completato da Palermo, retrocesso un anno prima e capace di investire 14 milioni (16,8 con i premi) e dal Verona, che arriva a 13,2 (14,4). Ma il punto è che anche le tre neopromosse hanno esborsi maggiori, pur portandosi dietro ingaggi teoricamente da “Serie C”.

PADOVA E IL SALARY CAP

Almeno dal punto di vista dell'esborso finanziario in termini di stipendi, il Padova è andato avanti secondo programma. Dall'analisi dei dati risulta che i biancoscudati hanno avuto un monte ingaggi lordo di 4 milioni e 742 mila, ai quali andava sommato il milione e 344 mila euro di bonus, da pagare una volta raggiunti determinati obiettivi singoli e di squadra. In Serie B spendono meno solo (oltre al già citato Cittadella) Livorno, Carpi e Cosenza, formazioni che hanno lottato con i biancoscudati per non retrocedere (Livorno e Cosenza si sono però salvate). Il Padova la scorsa estate si è dato una politica chiara, ovverosia non superare il “salary cap” imposto dalla Lega, che prevede un ingaggio massimo per un giocatore di 150 mila euro lordi, ai quali possono essere aggiunti altri 150 mila di bonus.

Di sicuro in Serie C le cose cambieranno, ma risalire quanto prima conviene. Stando a un report della Figc, in un anno il guadagno medio delle squadre di Lega Pro è di 1,1 milioni di euro, la loro spesa media è di 3,3 milioni di euro. Il disavanzo è matematico. Ma il vero problema è un altro: in Lega Pro non esistono i diritti tv, a differenza della serie B dove il 75% degli introiti derivanti dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi vengono ripartiti in parti uguali tra le società partecipanti, mentre il restante 25% viene distribuito in base ad una graduatoria basata sui risultati ottenuti in Coppa Italia dalle singole società.

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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