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RIGOLI: «L’AUTODIAGNOSI È UNA SVOLTA AI CONFINI DEL VIRUS, POCHE SETTIMANE E IL TEST SARÀ IN COMMERCIO»

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Intervista al primario che guida la ricerca. Confapi Padova monitora la situazione: allo studio una convenzione per le proprie aziende associate

Il presidente Zaia l’ha presentato come «l’Elon Musk del Nord Est, perché è attirato, come me, dall’innovazione». Lui è Roberto Rigoli, 63 anni, primario dell’Unità di Microbiologia e Virologia all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso e coordinatore delle 14 microbiologie del Veneto, padre dei test fai-da-te per la diagnosi del Covid. In realtà, se preferite altri paragoni a quello col Ceo di Tesla e SpaceX, fanno sempre fede le parole del governatore della Regione, che parla di lui lavoratore instancabile: «Se volete fare una prova, sabato e domenica troverete il dottor Rigoli sempre in laboratorio. A volte anche all’una o alle due di notte». Confidando di poter mettere quanto prima a disposizione degli associati una convenzione per l'acquisto dei test di autodiagnosi, Confapi Padova lo ha intervistato per fare il punto sulla situazione.

Dottor Rigoli, a che punto siamo con la sperimentazione che sta coinvolgendo cinque microbiologie, con 1.400 test “in doppio” con il tampone molecolare?

«Siamo alla prima settimana, troppo presto per fornirle una risposta, ma il Comitato etico del Ministero ha dato il via libera e credo faremo molto velocemente. In una quindicina di giorni riusciremo a raccogliere e confrontare i dati. Le prove sono in fase avanzata, poi l’ultima parola per la messa in commercio toccherà all’Istituto superiore di sanità».

Ci può spiegare perché il test fai-da-te sarà una svolta?

«Durante l’estate abbiamo rafforzato i laboratori per la biologia molecolare, ma al giorno riusciamo a svolgere in Veneto circa 17 mila test, facendo lavorare tutti gli operatori giorno e notte al massimo 20 mila. Da quando abbiamo aggiunto i test rapidi possiamo arrivare anche a 70 mila. Ecco, i test di autodiagnosi consentiranno di allargare il numero di molto, superando i limiti organizzativi attuali. Senza contare la celerità, semplicità, frequenza che li caratterizza. E lo dico rimanendo con i piedi per terra.

I test fai-da-te comunque non "pensioneranno" quelli molecolari, però.

«Con i test di autodiagnosi amplieremo i dati senza smantellare quanto già facciamo, aumentiamo la capacità di “screenare” le persone, e più lo facciamo più mettiamo i confini alla circolazione del virus. I test rapidi sono efficaci e attendibili, ci permetteranno di convivere con il virus fino a quando non disporremo su vasta scala del vaccino. Le file interminabili ai drive in per sottoporsi ai tamponi le avete visti tutti, uno degli obiettivi è proprio quello di non vederle più, dando respiro allo stesso sistema sanitario. Al momento non vedo alcuna alternativa valida al test rapido in auto somministrazione, salvo che non riteniamo che chiuderci in casa ogni due mesi sia ineluttabile per evitare che il virus dilaghi».

Ma se sarà commercializzato il kit fai-da-te come potranno essere tracciati - cioè conservati ed elaborati - i dati?

«Il kit sarà consegnato con una tracciabilità di partenza, un QR code che registra chi lo prende. E sarà collegato a un’app, ormai quasi pronta, che servirà per il tracciamento registrando il nome e cognome del paziente e l'eventuale positività. Tenete presente che le tecnologie informatiche ci consentono di farlo, è un problema che abbiamo risolto. All'app verrà agganciata la funzionalità in grado di assistere il cittadino che decide di eseguire il test».

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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