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ROSSI LUCIANI E L’INDUSTRIA 4.0: «VI SPIEGO PERCHÉ IL CONCETTO DI PRODOTTO È SUPERATO»

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Master Mapis Confapi - Federmanager, l’esperienza di un imprenditore di successo: «Alle nostre aziende serve meno automazione e più autonomazione»

La partita della crescita si gioca sull’Industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale, con nuove politiche finalizzate a rilanciare il settore produttivo e manifatturiero grazie all’innovazione tecnologica e organizzativa. È ormai evidente, infatti, che il mondo della produzione è alla soglia di un cambiamento profondo, che prevede l’integrazione sempre più stretta delle tecnologie digitali nei processi industriali manifatturieri, cambiando il volto dei prodotti e dei processi. Ma il tessuto produttivo veneto è pronto a gestire il cambiamento? Le nostre PMI sapranno cogliere le opportunità offerte dal nuovo contesto? E’ stato questo il tema della lectio magistralis tenuta da Luigi Rossi Luciani al Master in management dei processi di innovazione sostenibile - MAPIS - organizzato da Confapi Padova in collaborazione con Federmanager e l’Istituto Salesiano San Marco.

Dai milioni di lire ai milioni di euro. Di fronte agli imprenditori del Master il Presidente di Carel Spa - azienda specializzata nell’automazione elettrica ed elettronica del condizionamento d’aria e della refrigerazione commerciale e industriale - e della società operativa controllata Carel Industries Spa, che impiega oltre 1.200 persone, con unità produttive in Italia, Brasile, Cina e USA, 19 filiali commerciali, un fatturato consolidato di 203 milioni di euro nel 2015 (+14% rispetto all’anno precedente) e un futuro prossimo - entro il 2018 - in Borsa. Un impero iniziato, però, in piccolo, «con un’azienda che produceva quadri elettrici e fatturava pochi milioni di lire» e cresciuto «quando capii che dovevo investire nella rete commerciale e nell’ufficio tecnico».

Dal prodotto, al prodotto-servizio. «In un Paese come il nostro, poco votato alla competitività, ha poco senso ipotizzare di poter andare all’estero pensando di poter dire: io produco a un costo minore degli altri. Ecco perché dico che oggi più che mai è necessario superare il concetto di “prodotto” per arrivare a quello di “prodotto-servizio”. Il che significa porre una maggiore attenzione al cliente e alle sue esigenze, puntando sulla qualità, sull’innovazione tecnologica e, appunto, sul servizio. Le imprese industriali sono, in altre parole, chiamate a nuovi modelli operativi, tra cui quello del passaggio da mere fornitrici di prodotti fisici a più articolati partner capaci di soddisfare i propri clienti con prodotti e servizi integrati. Non è facile per le aziende del nostro territorio, spesso costrette a fare i conti con un limite enorme: producono per terzi senza nemmeno conoscere quale sarà l’utilizzo effettivo di quello che vendono».

Dall’automazione all’autonomazione. «Uno degli errori commessi negli anni passati è stato quello di sovradimensionare l’automazione della produzione, con il risultato che nelle nostre aziende si lavora in maniera poco flessibile. E invece, la prima lezione che ho appreso da piccolo imprenditore è che l’errore più grosso che si può commettere è produrre un pezzo in più di quello che serve: è uno spreco di risorse e un intoppo per il magazzino. Oggi dobbiamo passare dal concetto di automazione a quello di “autonomazione”, ovvero l’automazione al servizio dell’uomo. In questo senso, la Toyota è stata un modello, con lo sviluppo di un nuovo paradigma di produzione industriale, la cosiddetta lean production (produzione snella). Un sistema flessibile e leggero, attraverso il quale ogni lavoratore può fermare il processo produttivo al primo segnale di una qualche condizione anomala».

I sogni e la PDCA. «Cosa direi a un giovane imprenditore oggi? Di coltivare i suoi sogni, ma sapendo progettare il futuro. E’ chiaro che per chi è abituato a finanziarsi attraverso le banche questi sono tempi durissimi - e lo sono, in particolare, per chi ricorre ai finanziamenti a breve termine -, ma è altrettanto vero che per un’azienda dotata di una discreta solidità, anche piccola, le strade per finanziarsi esistono. Tuttavia, lo ribadisco, occorre progettare, pianificare. Io applico il cosiddetto ciclo PDCA (1- Plan Pianificare: stabilire gli obiettivi e i processi necessari per fornire risultati in accordo con i risultati attesi anche nelle scelte strategiche; 2- Do: attuare il piano, eseguire il processo, creare il prodotto; 3- Check-Verifica: studiare i risultati, misurati e raccolti nella fase del “Do” confrontandoli con i risultati attesi, obiettivi del “Plan”, per verificarne le eventuali differenze; 4- Act: richiede azioni correttive sulle differenze significative tra i risultati effettivi e previsti).

I limiti del modello Veneto. «Quando parliamo del Veneto ci riferiamo a una realtà industriale che non ha eguali in Europa, con una complessità nella produzione della subfornitura pari solo a quella cinese. Lo sapete che il 25% delle componenti delle auto tedesche arriva da questa regione? Il problema è che le aziende sono piccole e non hanno la capacità di sostenere processi in modo adeguato alle esigenze e ai consumi. E quindi l’unica prospettiva è quella di crescere, ma se vogliono riuscirci non devono concentrarsi sul singolo mercato, come troppo spesso è stato fatto: due anni fa il Brasile e la Russia erano il punto di riferimento per la crescita, oggi sono in crisi. Un percorso contrario a quello degli Stati Uniti. Sono troppo le variabili in causa per potersi concentrare su un singolo mercato, a partire dallo stesso tasso di cambio delle valute, senza considerare le continue novità normative e fiscali. Non serve essere grandi, per aprirsi a più mercati, ma non si potrà diventare grandi se non lo so si fa».

E IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO UCRAINA CHYZHYKOV

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

 

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