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TOFFANIN: «GLI 8 MILIARDI PER LA RIFORMA FISCALE SONO UN BUON INIZIO. MA NON BASTANO»

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Manovra: intervista alla senatrice padovana Roberta Toffanin, vicepresidente della Commissione Finanze e tesoro


«È stato fatto tanto, ma si può fare di più». Sostanzialmente è questa la posizione della senatrice Roberta Toffanin dopo che il Consiglio dei Ministri dello scorso 28 ottobre ha approvato il disegno di legge con il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2022. Punto di vista particolarmente significativo, il suo, perché Toffanin è Vicepresidente della 6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro). L’abbiamo intervistata.

Nel testo della manovra ci sono misure importanti: gli 8 miliardi all’anno dal 2022 per il taglio dell'Irpef e dell'Irap, la conferma del fondo per contenere l'effetto degli aumenti dei prezzi di gas ed elettricità e la proroga del Superbonus al 110% per il 2023. È stato fatto tutto quello che si poteva fare (anche alla luce di fenomeni come il rincaro dei prezzi delle materie prime che sta creando seri problemi alle nostre imprese) per il rilancio dell’economia?
«Circostanze eccezionali richiedono risposte eccezionali. Appena un anno fa eravamo in una condizione disperata mentre nel giro di pochi mesi l’Italia è diventata un esempio per il mondo intero. La legge di bilancio 2022 riflette l’unicità della situazione attuale: sostiene infatti misure che si stanno rivelando positive per la ripresa. Noi di Forza Italia stiamo lavorando comunque per presentare emendamenti calibrati a migliorare il testo, in coerenza con le nostre storiche battaglie a sostegno di famiglie e imprese. Lo stanziamento di 8 miliardi per la riforma fiscale è un buon inizio, ma ovviamente non basta a irrobustire in maniera realmente soddisfacente le buste paga degli italiani, a incentivare nuove assunzioni e/o la produttività. Anzi, sul fronte imprese è necessario destinare specifiche risorse a beneficio di quelle aziende che hanno attualmente maggiore difficoltà di accesso al credito bancario. Vogliamo poi consolidare tutti i bonus del comparto edilizio, che vanno prorogati ed estesi a tutti, non solo ai condomini o alle case unifamiliari per i nuclei con reddito Isee fino a 25mila euro. Misure che per noi devono diventare strutturali, non modificate bruscamente in corso d’opera, per poter essere meglio pianificate e non creare sperequazioni tra contesti urbanistici».

Una delle sue battaglie riguardava la revisione del reddito di cittadinanza: le modifiche introdotte la soddisfano?
«Intanto è positivo che il governo Draghi abbia dato un segnale di attenzione rispetto alle criticità da noi evidenziate. Il RdC per noi va decisamente riformato per destinare risorse a vere politiche sociali. Serve un salto di qualità perché le politiche del lavoro devono essere scisse completamente da quelle assistenziali. Non basta rivedere in maniera più rigorosa il perimetro dei soggetti beneficiari o imporre clausole più stringenti sull’accettazione della proposta di lavoro. Non avremo ancora alcuna garanzia che i furbetti del reddito cesseranno di percepire indebitamente l’assegno finché non si cambieranno le modalità di accesso. È stato quindi dato un segnale, possiamo definirla una picconata importante, ma la strada per abbattere il muro dell’assistenzialismo, aiutare i veri poveri e soprattutto sbloccare il mercato del lavoro è ancora lunga».

Altro tema al centro del dibattito pubblico è quello delle pensioni: Quota 102 è il giusto compromesso?
«Il giusto compromesso ci sarà quando l’Italia, da forte e solida democrazia occidentale, si doterà di una riforma strutturale del sistema previdenziale, in cui si riconoscano le esigenze dell’intera società. Per esempio alla donna deve essere riconosciuto che il suo percorso lavorativo non sempre è continuativo per esigenze familiari. Lo si è visto con Quota 100, che ha riguardato per l’80% gli uomini perché le donne, purtroppo troppo spesso, non raggiungono il minimo contributivo. La stessa Opzione donna è di per sé penalizzante perché calcolata esclusivamente sul sistema contributivo. Il Governo sta ora doverosamente lavorando per riabbassare l’età sotto i 60 anni (61 anni per le autonome) e 35 di contributi previsti ora nella Manovra 2022, ma il nostro obiettivo è che si superi anche la differenza tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome. Stiamo già predisponendo emendamenti su questo punto, ma la nostra finalità è fissare regole di uscita certe e durature che tengano conto delle molteplici fragilità di ognuno. Che riconoscano il lavoro di una vita e siano veramente giuste e all’insegna dell’uguaglianza. Famiglie e imprese devono poter programmare vita e bilanci, e proprio la pandemia ci ha insegnato quanto questa programmazione sia indispensabile per la tenuta anche psicologica e sociale oltre che economica delle persone».

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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