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TURCHIA, I TRE MOTIVI PER CUI IL TENTATO GOLPE CI RIGUARDA DA VICINO

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Export, import e posizione strategica: la stabilità di Ankara per noi è fondamentale

Nel 2015 le esportazioni delle imprese della Regione verso la Turchia hanno superato i 974 milioni di euro, le importazioni i 580 milioni. Il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio: «Seguiamo con attenzione le vicende politiche di Ankara dopo il fallito golpe. Impensabile per l’Europa interrompere i rapporti economici con quello che è un partner strategico nell’area, molto più vicino al nostro stile di vita di quanto non siano i paesi confinanti». 

La stabilità politica di Ankara ci riguarda da vicino. Con una popolazione di 77,7 milioni di abitanti e un Pil in crescita lo scorso anno del 4%, la Turchia è il decimo mercato di destinazione dell’export italiano, il primo in Medio Oriente e Nord Africa. L’Italia è, dopo la Germania, il secondo grande esportatore tra i big Ue, con una quota di mercato di oltre il 5%. E il Veneto? Le esportazioni verso quel Paese nel 2015 si sono attestate a 974 milioni e 618 mila euro, 82 milioni in più rispetto agli 892 milioni e 73 mila euro dell’anno precedente (+9,3%), con un incremento ben superiore rispetto al +2,8% registrato su scala nazionale. Lo attestano i dati forniti da sistema statistico della Regione Veneto, presi in esame da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi. Logico quindi guardare con interesse e preoccupazione quanto accade nell’area anatolica, dopo il tentato golpe dei giorni scorsi.

«Ci sono almeno tre regioni per cui quanto accade in Turchia ci riguarda da vicino» sottolinea Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova, associazione delle piccole e medie industrie del territorio. «La prima è legata all’export delle nostre aziende, anche perché sul totale delle esportazioni la voce che incide in maniera preponderante è quella relativa alle attività manifatturiere, dove si superano i 961 milioni di euro di esportazioni. La seconda è legata al ruolo di solido partner industriale rivestito dalla Turchia, da cui le imprese venete importano per 580 milioni e 227 mila euro. Il terzo punto è quello più delicato: parliamo di un crocevia imprescindibile tra il mondo occidentale e quello orientale. Ecco perché la stabilità di Ankara è assolutamente necessaria. La Turchia è un calmiere e un punto di aggregazione per tutta l’area e, pur essendo uno stato connotato religiosamente, ha un’impostazione abbastanza laica nel garantire alcune libertà fondamentali, anche se purtroppo non tutte: da questo punto di vista lo stile di vita turco è più simile a quello europeo che a quello mediorientale. Per quanto riguarda la produzione industriale è un Paese sofisticato e sicuramente più avanzato di alcune nazioni dell’Est come Bulgaria e Romania. E’ impensabile, per l’Europa, pensare di perdere un partner del genere».

La Turchia è anche - e soprattutto - un corridoio di transito strategico per il gas e il petrolio in arrivo dall’Asia e dal Medio Oriente in Europa, anche attraverso una rete di gasdotti (di cui fa parte il Blue Stream di Eni e Gazprom) essenziali per l’approvvigionamento energetico del vecchio continente. La Sace (gruppo attivo nell’export credit) indica come settori di opportunità di investimento per le imprese italiane le costruzioni, le infrastrutture, il tessile e l’abbigliamento e la stessa meccanica. Allo stesso tempo però, sono riconosciuti non indifferenti fattori di rischio politico, a partire da quello di guerra e disordini civili (71 su 100), seguito dal trasferimento di capitali e convertibilità (61 su 100) e dall’esproprio e le violazioni contrattuali (49 su 100). La riflessione acquista particolare valore considerando il crollo nei rapporti commerciali con un’altra nazione della stessa area come la Siria, sconvolta dalla guerra civile: nel 2010 l’insieme delle esportazioni venete in Siria ammontavano a 90 milioni e 923 mila euro, scese a 75 milioni e 819 mila nel 2011 e successivamente crollate a 20 milioni e 728 mila nel 2012, a 13 milioni e 76 mila nel 2013, a 13 milioni e 442 mila nel 2014 e a 12 milioni e 493 mila euro l’anno scorso. Numeri che sono la dimostrazione tangibile di come le imprese, per investire, abbiano bisogno di stabilità. 

IL PRESIDENTE CARLO VALERIO AL GAZZETTINO:

"QUANTO ACCADE LI' CI TOCCA DA VICINO"

TURCHIA, A RISCHIO UN 200 MILIONI DI EXPORT PADOVANO

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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