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VACCINI IN AZIENDA, AVANZA LA PROPOSTA DI CONFAPI

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Apertura del governo alla possibilità di vaccinare i dipendenti all’interno di fabbriche e uffici in collaborazione con i medici del lavoro. «Con l’alleanza salute e lavoro l’Italia può ripartire».

Mancava l’accordo tra ministero della Salute e medici di famiglia, ma ora c’è: hanno trovato un’intesa sui costi, pari a 6 euro a iniezione. Il nuovo governo è pronto a investire 60 milioni di euro. Il che significa che si stima che i 35 mila medici di base possano vaccinare almeno 5 milioni di persone. Potranno utilizzare solo il vaccino AstraZeneca, però, che non necessita di conservazione a meno 80 gradi. E se ora le dosi scarseggiano, il piano del governo è recuperare il tempo perso sul fronte organizzativo. Il premier Draghi nel suo discorso al Senato ha parlato della necessità di utilizzare ogni luogo pubblico possibile per poter vaccinare la popolazione, dalle caserme alle palestre delle scuole, dai parcheggi agli aeroporti alle stazioni delle grandi città.

«Solo la più ampia e rapida copertura della campagna vaccinale contro il Covid-19 consentirà al sistema produttivo e alla società italiana di ripartire. Coniugare salute e lavoro è possibile, per questo Confapi già a dicembre ha proposto di impegnare le aziende nella vaccinazione dei lavoratori, in collaborazione con medici del lavoro, scrivendo una lettera all’allora Capo del Governo Conte, ai suoi Ministri, al Commissario Arcuri e ai Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Una disponibilità ribadita anche al Presidente del Consiglio Mario Draghi in sede di consultazioni», afferma Maurizio Casasco, presidente nazionale di Confapi, Confederazione della piccola e media industria italiana. «Per questo la Confederazione accoglie con viva soddisfazione l’apertura in questa direzione manifestata anche da altre organizzazioni datoriali, come Confindustria. Con l’alleanza salute e lavoro l’Italia può ripartire, le piccole e medie industrie private di Confapi sono pronte come sempre a fare la loro parte».

Dalla confederazione anche un monito affinché la privacy non ostacoli sicurezza e attività produttive. “Le aziende devono poter sapere chi si vaccina e chi no. La posizione del Garante della Privacy rischia di rivelarsi controproducente”. Così una lettera di Confapi, inviata ai ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), Andrea Orlando (Lavoro) e Roberto Speranza (Salute) in cui si sollevano perplessità sul parere espresso dal Garante per la protezione dei dati personali, che non consentirebbe ai datori di lavoro di acquisire i nominativi dei vaccinati in azienda, nemmeno col consenso del dipendente o tramite il medico competente.

“Una decisione che – secondo Confapi – potrebbe creare non poche difficoltà nel pieno della campagna vaccinale dal cui successo derivano le maggiori possibilità di far ripartire con il piede giusto il nostro Paese e con esso le nostre organizzazioni produttive. Il virus ha spazzato via tante certezze e ha già compromesso benessere e salute, soprattutto in Italia, dove già si pativano difficoltà di competitività e sviluppo”. 

“Confapi e tutte le altre parti sociali, lo scorso 14 Marzo, hanno mostrato senso di responsabilità, arrivando a firmare un accordo che permetteva di riaprire le attività produttive nella massima sicurezza possibile e che la Confederazione delle Pmi italiane è, almeno da parte sua, pronta ad aggiornare alla luce delle mutate esigenze e priorità. Ciascuno di noi in questi tempi eccezionali ha dovuto rinunciare ad una porzione di libertà e riservatezza in nome di un bene più alto che è quello della salute di tutti. Confapi chiede quindi che ci sia un tempestivo intervento chiarificatore sulla materia che supporti le aziende in un momento complicato e allo stesso tempo decisivo e che tenga conto della necessità di coniugare salute ed economia”, conclude la lettera.

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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